Brahms senza gioia
Scala: Chailly sul podio e il debutto del giovane Grosvenor
Recensione
classica
Ventiquattro anni, in carriera da quando ne aveva undici, l'inglese Benjamin Grosvenor ha fatto il suo debutto scaligero con la Filarmonica diretta da Riccardo Chailly per il Primo concerto per pianoforte di Liszt. Esecuzione impeccabile, Grosvenor ha una tecnica strabiliante e una estrema cura del suono, c'è da immaginare per lui un più che roseo futuro. Forse a fargli difetto nell'affrontare la composizione di Liszt è l'eccessiva parsimonia di effetti plateali, perché ci si aspetterebbe un pianista mattatore in questo genere di concerto. Comunque sala piena, grande successo di pubblico ricambiato con un bis, alquanto misterioso per chi scrive, ma svelato da una fonte sicura, vicina al solista, come uno Studio di Moszkowsky riscritto nel finale da Horowitz. Anche questo un brano per ribadire l'abilità dell'esecutore.
In apertura e chiusura del programma, la Tragische Ouvertüre e la Seconda sinfonia di Brahms, autore che Chailly frequenta da tempo e analizza in ogni minimo dettaglio. L'ottimo risultato era più che prevedibile. Orchestra compatta, rutilante, con abbandoni cantati e improvvise durezze. Anche se a fine serata si è avuta come l'impressione di una mancanza di gioia nell'eseguire simili capolavori.
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