Bernacer per Cajkovskij

A Bologna con l’Orchestra del Comunale insieme a pagine di Wagner e Britten.

Bernàcer e l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna (Foto Andrea Ranzi)
Bernàcer e l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna (Foto Andrea Ranzi)
Recensione
classica
Bologna, Teatro Auditorium Manzoni
Bernàcer e l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
30 Aprile 2025

Jordi Bernàcer, chiamato improvvisamente a sostituire l’indisposto Daniel Oren, approda a Bologna per dirigere l’Orchestra del Teatro Comunale in un programma vario e interessante.

Ad aprire la serata è il Siegfried-Idyll, scritto da Wagner nel 1870 come regalo di compleanno per la moglie Cosima. Non sempre la direzione agitata e a tratti affrettata di Bernàcer riesce a catturare il carattere dolce e intimo della composizione. Inoltre, i tempi richiesti dal direttore sono forse troppo accelerati, con il risultato talvolta di far apparire l’orchestra un po’ slegata nelle sue parti. Tuttavia, bisogna premiare la capacità di far emergere il tema melodico principale, valorizzato nella sua sdolcinatezza e petulanza sentimentale.

La gestualità esuberante e nervosa che il Maestro spagnolo esibisce dal podio ben si adatta al carattere leggero e divertente dei Matinées Musicales op. 24, composti da Britten nel 1941 come omaggio a Rossini. Se il motivo della loro collocazione nel programma appaia poco chiaro, a mostrarsi invece in tutta la loro piacevole limpidezza sono i diversi colori che caratterizzano ogni brano della suite, dalla Marcia baldanzosa, al candore della celesta nel Notturno fino al travolgente Moto perpetuo finale. 

Dopo l’intervallo è il momento della Sinfonia n. 4 in Fa minore op. 36 di Čajkovskij, composta tra il 1876 e il 1877 e dedicata appassionatamente a Nadezhda von Meck, sua mecenate. Bernàcer con la sua conduzione espressiva, infiammata e concentrata soprattutto sui ritmi (talvolta a discapito della musicalità) amplifica in modo pertinente il carattere di ansia e tumulto del primo movimento, quasi come se fosse, tra i singhiozzi sincopati dell’orchestra, una vera e propria fuga dal destino che, per citare il compositore russo, “resta sospeso sopra la nostra testa come la spada di Damocle”. L’Andante sostenuto – Moderato con anima termina con una breve pausa, mentre i restanti tre movimenti si susseguono senza soluzione di continuità, con l’obiettivo (felicemente riuscito) di sottolineare il carattere programmatico della sinfonia. Dunque, ecco che l’Andantino in modo di canzona schiude un momento di intima riflessione nostalgica, che tuttavia i tempi mai sufficientemente lenti del direttore non permettono di cogliere fino in fondo. Un vero peccato. Lo Scherzo. Pizzicato ostinato – Allegro trasporta l’ascoltatore in un turbinio di danza, di cui Bernàcer ben restituisce il carattere giocoso e spensierato. Ma la passione del direttore spagnolo per i tempi rapidi e per l’esaltazione del ritmo si manifesta soprattutto nel Finale. Allegro con fuoco, in cui lo scontro tra il tema del destino e le melodie popolari viene interpretato come un vortice di folle ed esaltante parossismo, a cui il pubblico bolognese tributa una sincera ovazione.

L’Orchestra del Teatro Comunale si fa trovare tutto sommato pronta, nonostante qualche piccola défaillance (soprattutto dei legni e talvolta anche degli ottoni) probabilmente dovuta ai tempi troppo rapidi richiesti dal direttore. Degli errori comunque di poco valore, considerando l’esiguo numero di prove a disposizione con il direttore chiamato a sostituire il Maestro Oren.

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