Ariodante incanta Parigi

Parigi: Haendel in forma di concerto

Ariodante
Ariodante
Recensione
classica
Opéra Garnier, Parigi
Ariodante
20 Aprile 2023 - 20 Maggio 2023

Grande successo al Palais Garnier per l’Ariodante di Georg Friedrich Haendel nel nuovo allestimento di Robert Carsen, eseguito dall’orchestra The English Concert diretta dal maestro Harry Bicket, con un cast tutto di alto livello. Ma alcune rappresentazioni sono andate in scena solo in forma di concerto a causa di una vertenza in corso del personale tecnico, ed è successo anche il giorno in cui noi eravamo presenti a Parigi. Il livello musicale e vocale è tale che, comunque, è valsa lo stesso la pena di restare per le quasi quattro ore di spettacolo, compresi i due intervalli, e alla fine, e non solo, gli applausi del pubblico sono stati calorosi, anzi entusiasti.

Sin dalle prime note si resta affascinati dalle sonorità antiche dell’orchestra barocca The English Concert , fondata a Londra agli inizi degli anni Settanta dal clavicembalista Trevor Pinnock, che suona su strumenti d’epoca o copie fedeli moderne. Dal 2007 è guidata da un altro clavicembalista, Harry Bicket, che ha diretto l’Ariodante con grande accuratezza, ben evidenziando colori e tempi dei diversi movimenti che da un avvio gioioso, di prossima celebrazione di un matrimonio d’amore, precipitano in un inferno di invidia, brama di potere, inganno, gelosia e disperazione, per poi far tornare il sereno nel lieto fine conclusivo con coro moraleggiante. Tutta la partitura è riportata in vita con vivacità, anche le diverse parti scritte per accompagnare i momenti di danza non annoiano affatto ma risultano come delle riposanti parentesi solo strumentali nel crescendo drammatico dell’intrigo cantato dai protagonisti. Il nobile Ariodante, parte scritta per il soprano castrato Giovanni Carestini, è interpretato magnificamente dal mezzosoprano canadese Emily D’Angelo, timbro solo leggermente brunito, acuti luminosissimi e grande morbidezza nei vocalizzi, languidissima, da strazio inconsolabile, con strepitosi pianissimo nel cantare la sua disperazione, quando crede di essere stata tradita dall’amata Ginevra, la figlia del re di Scozia, ruolo affidato al soprano Olga Kulchynska, dalle note alte solo inizialmente un po’ aspre ma la cui linea di canto poi si ammorbidisce con lo scaldarsi della voce. Il ruolo dell’avversario in amore di Ariodante, l’invidioso Polinesso, scritto da Haendel per contralto en travesti, è stato invece qui affidato al controtenore francese Christophe Dumaux il cui timbro all’inizio sembra un po’ sgradevole ma, man mano che si delinea il carattere del personaggio, risulta perfetto per la parte e Dumaux stupisce poi potenza e per il suo grande virtuosismo. Ottima anche il soprano Tamara Banješević, che si fa ammirare da subito per il bel timbro e con qualità costante di canto, che veste i panni di Dalinda, la dama di compagnia di Ginevra che tradisce la sua signora perché innamorata di Polinesso . Completano il cast il giovane buon tenore americano Eric Ferring che interpreta Lurcanio, il fratello di Ariodante, ed il baritono- basso inglese Matthew Brook la cui dizione italiana andrebbe però ancora un pochino perfezionata sopratutto nelle parti più declamate. Ottima prova anche del coro de l’Opéra national de Paris, preparato da Alessandro Di Stefano, con piccoli interventi ma curati. Gli artisti si sono esibiti senza scene ma con indosso i bei costumi firmati da Luis F. Carvalho che ha messo insieme fogge moderne e kilt scozzesi, particolarmente belli gli abiti da gala. E’ una coproduzione con il MET di New York. 

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