Archetipica Bohème a Madrid
Al Teatro Real una versione di Bohème quasi metateatrale, per la regia di Richard Jones
L’idea registica di Richard Jones, che ha animato questa edizione di Bohème al Teatro Real di Madrid, ci pare volersi caratterizzare per una decisa impronta metateatrale, per la quale le vicende dei giovani artisti e degli amanti della bohème parigina, pur muovendosi in uno spazio naturalisticamente disegnato, sono nello stesso tempo gli archetipi della storia di sempre, di una rappresentazione che si ripete come un rituale, all’interno di una macchina teatrale che si presenta evidenziando tutti i suoi meccanismi, con i piani mobili che vengono spostati durante l’azione, la neve finta che continua a scendere mentre, sullo sfondo, a vista, si scorgono le scale antincendio, i fari e le strutture del retropalco.
Una macchina teatrale accuratamente disegnata in ogni dettaglio, nei movimenti e nei ritmi: mirabile e godibilissima in tal senso la conduzione del secondo atto, per la coordinazione e i movimenti di coro, figuranti e cantanti, così come la dimensione intimista e sofferta dell’interno della soffitta nel tragico finale. Meno convincenti sul piano attoriale, e abbastanza statici, i due protagonisti del secondo cast, Piero Pretti e Yolanda Auyanet. Il ritmo impresso dalla bacchetta di Paolo Carignani è stato sicuramente incalzante e con una cura attenta dei colori, pur esagerando talvolta nell’intensità sonora a scapito delle voci, anche per la possente e decisa presenza di un ottima compagine corale. Nel primo cast ha brillato la stella della Hartig in una commovente Mimì, acclamatissima dal pubblico mentre pur dignitoso ma meno convincente, a tratti un po’ scialbo, ci è parso il Rodolfo di Stephen Costello. Tra i due protagonisti del secondo cast il Rodolfo di Piero Pretti ha evidenziato una duttile omogeneità timbrica e la Mimì della Auyanet non ha commosso, pur con una prestazione calibrata e musicalmente sicura. Le compagini di entrambi I cast si sono mosse con disinvoltura e omogeneità vocale; da segnalare il Marcello Etienne Dupuis e la scoppiettante e vivacissima Musetta di Carmen Romeu.
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