I dialoghi di Emma alla Fenice

Per la prima volta a Venezia Les dialogues des Carmélites di Poulenc nell’allestimento di Emma Dante

Les dialogues des Carmélites (foto Michele Crosera)
Les dialogues des Carmélites (foto Michele Crosera)
Recensione
classica
Venezia, Teatro La Fenice
Les dialogues des Carmélites
20 Giugno 2025 - 01 Luglio 2025

Mai rappresentato finora a Venezia, sul palcoscenico del teatro La Fenice arriva Les dialogues des Carmélites di Francis Poulenc, capolavoro del teatro musicale della seconda metà del secolo scorso, nell’allestimento che nel 2022 ha inaugurato la stagione del Teatro dell’Opera di Roma. Che Emma Dante sia regista dal segno personale è fuor di dubbio, così come l’universo tutto femminile dell’opera di Poulenc rappresenti uno stimolo alla creatività della regista palermitana. Almeno sulla carta. Ma, come già notava il nostro Mariani all’indomani della prima romana, l’incontro fra la Dante e le Carmelitane di Poulenc e Bernanos non è stato privo di problemi, come anche la ripresa veneziana ha confermato. Imprescindibile nel teatro della Dante è una visione che difficilmente prescinde dalla propria terra con tutti i folklorismi che ciò comporta come inevitabili sono le sue personali idiosincrasie. In questo senso l’attenzione si concentra sulla natura oppressiva dell’istituzione religiosa che pesa soprattutto sulle donne – il crocifisso in versione femminile torna più volte nello spettacolo — che, nel lavoro di Poulenc tratto da Bernanos, sono le carmelitane del convento di Compiègne, ghigliottinate nel 1794 a Parigi nei giorni del Terrore per non aver voluto rinunciare al proprio voto. 

Les dialogues des Carmélites (foto Michele Crosera)
Les dialogues des Carmélites (foto Michele Crosera)

La natura militaresca, e dunque repressiva dell’istituzione religiosa, è esaltata nei costumi scelti per le carmelitane da Vanessa Sannino, più corazze che tonache completate da un curioso elmo aureolato. Il dato storico ha poco rilievo non solo nei costumi ma anche nelle scene di Carmine Maringola, fatte di fondali e sipari neri e da una enorme grata barocca oltre che da elementi mobili che servono da grandi portaritratti nella dimora dei de la Force, da porte e inginocchiatoi nel convento e finalmente da ghigliottine nella carneficina del finale. Poco rilievo hanno anche i ritratti individuali delle otto sorelle, trattate quasi come un’entità unica, e invece musicalmente caratterizzate con la minuzia di un miniatore da Poulenc. Se è la solitudine la vera protagonista di quelle vite, la Dante affastella di prefiche penitenti ogni passaggio di quella vita fatta di privazioni e preghiera, come nella dimora del Marchese de la Force è tutto un viavai di camerieri col volto coperto e una piuma di struzzo in testa che sembrano usciti dalla più festosa dimora del principe Ramiro. Eccessi in uno spettacolo che possiede una certa suggestione ma che tuttavia tradisce l’austero ascetismo dell’opera e finisce per indebolire la violenza vera rappresentata, quella della sanguinaria ideologia rivoluzionaria.

Les dialogues des Carmélites (foto Michele Crosera)
Les dialogues des Carmélites (foto Michele Crosera)

Quasi del tutto rinnovata a Venezia è la locandina musicale, a cominciare dal direttore che al Teatro La Fenice è Frédéric Chaslin, presenza piuttosto assidua a Venezia per i titoli del repertorio francese, che offre una lettura fortemente sbalzata, più versata nella tragedia che nell’elegia, ma nel complesso molto attenta alle ragioni del canto e della parola scenica. Sul palcoscenico la compagnia di canto offre nel complesso una buona prova anche se con qualche debolezza, soprattutto nell’evanescente Blanche di Julie Cherrier-Hoffmann di scarsa presenza vocale e scenica. Più convincenti sono invece le prove di Deniz Uzun, una Marie de l’Incarnation di forte carattere anche se talora non in pieno controllo dei mezzi vocali, di Veronica Marini, una Constance di delicata sensibilità, e di Vanessa Goikoetxea, un’autorevole Madame Lidoine. Domina la scena con la stoffa della grande interprete Anna Caterina Antonacci, che ancora una volta incarna il ruolo della morente Madre Superiora, breve ma molto marcante. Nel comparto maschile è soprattutto Juan Francisco Gatell a imporsi con il suo focoso Chevalier de La Force, ma offrono buone prove anche Jean-François Novelli come cappellano del convento e Marcello Nardis nel piccolo ma marcante ruolo del primo Commissario. A tutti loro si aggiunge valore l’ottima esecuzione dell’Orchestra del Teatro La Fenice e del Coro in formato ridotto ma non nella qualità istruito da Alfonso Caiani

Complice lo sciopero dei trasporti alla prima, qualche vuoto in platea ma non manca l’accoglienza calorosa per tutti gli interpreti da parte del pubblico comunque numeroso presente in sala.

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