Milanin Milanon è un film
Un film di Emilio Sala sulla Milano musicale
Il titolo Milanin Milanon non tragga in inganno quanti possono ricordare un divertente spettacolo del 1962 al Teatro Gerolamo di Milano con Tito Carraro, Milly, Enzo Jannacci, Sandra Mantovani, Anna Nogara, che evocava un secolo di canzoni milanesi. Tuttavia è proprio su questa linea che si muove Milanin Milanon il bel docufilm scritto e diretto da Emilio Sala (progettazione e ricerca di Bianca De Mario e Carlo Lanfossi), vera e propria inchiesta sulla Milano musicale tra la seconda metà dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, con agganci all'attualità quando ci sono. Personaggio chiave è Barpedana, con una sola "n" perché fa rima con la gabbana del menestrello di strada con barbetta e il cappello a tesa larga, calcato sulla nuca come fosse un'aureola. Era capace di filastrocche infinite, con ritornelli che spesso terminavano con "Barbapedana" quasi volesse mettere la firma, inframezzati da un a solo di chitarra. È proprio questa a farci da guida, perché molte inquadrature sono "disturbate" dalle corde della sua chitarra in primo piano, come fossero una grata attraverso la quale possiamo sbirciare il passato. Perché, a detta di Arrigo Boito, suo grande agiografo a puntate sulla "Perseveranza", quando Barbapedana cantava del suo gilet che non aveva né davanti né didietro o di un piccolino che ballava su un quattrino, era capace di una valanga di suoni che dal paradiso capitombolavano all'inferno. Battendo sulla cassa armonica era capace di produrre veri uragani con tuoni e tichettii di nacchere spagnole. L'interesse di Boito per il cantastorie richiama naturalmente il mondo degli Scapigliati, appassionati di musica popolare, comprese le tarantelle, le canzoni napoletane, che si sentivano nelle prime case a cinque piani in periferia che ospitavano le famiglie provenienti dal Sud. Inevitabile anche l'attenzione alla musica d'oltralpe. Tra i primi fautori di Wagner in contrapposizione a Verdi (che poi avrebbe diretto con dedizione assoluta) lo scapigliato Franco Faccio, fondatore nel 1864 con Giulio Ricordi e lo stesso Boito della Società del Quartetto che intendeva diffondere la musica strumentale a Milano, al tempo monopolizzata dalla lirica della Scala e della Canobbiana. Va riconosciuto a Emilio Sala anche il merito di aver fatto eseguire e registare per il suo docufilm un tempo del Secondo Quartetto per archi di Faccio, un'assoluta rarità. E chissà che non serva a far scoprire un compositore immeritatamente dimenticato, perché l'ascolto è veramente una sorpresa.
Oltre a ridare vita a momenti musicali ignoti o dimenticati, Milanin Milanon spazia anche nei luoghi della Milano dell'epoca, come i Giardini Pubblici o la Cascina Monluè, coinvolge pure un cantastorie attuale dalla bella barba bianca, Franco Merelli, il coro di voci bianche del'Istituto del sacro Cuore, la storics Banda d'Affori. Quest'ultima impegnata anche dell'inno-marcia composta da Gustavo Rossari per l'Expo del 1881, che celebra il futuro glorioso dell'industria e delle strade ferrate, perché siamo in epoca di Ballo Excelsior.
Al momento Milanin Milanon è in programmazione al Cinema Arlecchino di Milano, ma girerà presto in altre sale e piattaforme.
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