Repubblica libera di Vienna
L'edizione 2024 delle Wiener Festwochen
La prossima edizione delle Wiener Festwochen, la prima del nuovo sovrintendente Milo Rau, sarà sicuramente una delle più ‘politiche’ della storia del festival. Già il titolo programmatico di quest’anno, Freie Republik Wien (Repubblica libera di Vienna), fa presagire qualcosa di nuovo e di diverso: erto, il festival continuerà a proporre, come nelle rassegne passate, recentissime produzioni di caratura internazionale. Ma allo stesso tempo Rau perseguirà nella sua programmazione la provocazione e l’innovazione, mettendo al centro del programma alcuni formati basati sulla partecipazione e sulle decisioni collettive della cittadinanza. Il 17 maggio, nella serata di apertura del festival davanti al municipio, verrà di conseguenza proclamata una ‘Repubblica delle arti’ dotata di proprie istituzioni democratiche. „Il festival si reinventa“. È questo lo slogan usato dalle Festwochen per presentarsi come sostenitrici di una nuova arte radicata nel sociale e nella ricerca di un nuovo modernismo; ma soprattutto per contestare con gesti eclatanti la diffusissima idea di arte apolitica. Tra le iniziative del festival figureranno anche una serie di processi (alla politica, ai media e all’economia), che si terranno davanti a un tribunale fittizio appositamente istituito! Una repubblica necessita di una costituzione. Sarà questo il progetto di apertura e di chiusura del festival a cui lavoreranno un pool di esperti e di cittadini. Questa ‘Assemblea costituente’ vedrà anche la presenza di figure della cultura e della politica internazionale, tra cui Elfriede Jelinek, Carola Rackete, Kirill Serebrenikov, Annie Eraux e Yannis Varoufakis. La presenza di questi ultimi due nomi ha suscitato reazioni polemiche nella stampa a causa delle loro critiche alla politica di Israele, tacciate di antisemitismo.
Perché una costituzione, verrebbe da chiedersi? Questa regolerà la programmazione dei prossimi cinque anni e aiuterà a districarsi di fronte a domande di fondo come le seguenti: Gli inviti agli artisti partecipanti dovranno seguire dei principi politici? Come ci si rapporterà alle esigenze dell’ambiente e della sostenibilità? Quanta innovazione, quanta tradizione? …
Serebrennikov parteciperà al festival anche in veste di regista. Il suo spettacolo multimediale Barocco, presentato per la prima volta a Mosca nel 2018, è stato descritto come un “manifesto musicale per la rivolta artistica contro un mondo che rischia di soffocare a causa dei suoi vincoli sociali”. Concepito dal regista russo durante la sua prigionia, si presenta come Gesamtkunstwerk di opera, teatro, danza e musica seicentesca.
Il programma di Rau ricerca la dialettica tra gli estremi e le contraddizioni, con tutti i rischi connessi. Già prima della presentazione ufficiale del programma ciò aveva generato le prime polemiche. Nel programma stampato ancora si legge di un progetto in cui artisti ucraini e russi avrebbero dovuto presentare dei requiem contro la guerra e l’inumanità. L’idea originaria era di proporre nello stesso contesto due concerti con esecuzioni del Kaddish Requiem „Babyn Jar“ di Jevhen Stankovych diretto da Oksana Lyniv con l’orchestra sinfonica di Kiev e del War Requiem di Benjamin Britten diretto da Teodor Currenztis. Dopo accese proteste, pare anche delle autorità politiche ucraine che non volevano vedere affiancati i due interpreti, Currenztis è stato tuttavia disinvitato.
Tra i progetti più interessanti e ‘sostenibili’ del festival figura senz’altro la creazione della Akademie Zweite Moderne (Accademia del Secondo Modernismo), una piattaforma globale per compositrici sorta in seguito alla constatazione che solo il 7,7% delle opere eseguite dalle orchestre di tutto il mondo sono di compositrici donne. Il progetto, sotto il patrocinio di Nuria Schoenberg Nono, inviterà nei prossimi cinque anni 50 compositrici (10 ogni anno) per presentare assieme al Klangforum Wien le loro opere e le scene artistiche dei loro paesi di provenienza. Il modernismo Viennese e i suoi esponenti (Schönberg, Freud, Klimt, per fare solo qualche nome) è stato di portata epocale, ma incompleto, ha affermato Milo Rau nel presentare l’accademia. “Perché è stato in gran parte eurocentrico, maschile ed elitario. L'Akademie Zweite Moderne invece vuole inaugurare un secondo modernismo più globale, senza frontiere e più femminile”. No excuses anymore: il titolo dato ai concerti dell’accademia non potrebbe essere più esplicito. Le compositrici che aderiranno all’accademia nel primo anno sono Du Yun, Shasha Chen, Dilay Doğanay, Mirela Ivičević, Marina Lukashevich, Monthati Masebe, Brigitta Muntendorf, Feliz Anne Reyes Macahis, Aida Shirazi e Bushra El-Turk. Di quest’ultima verrà anche eseguita l’opera Woman at Point Zero.
Rau proporrà all’interno del festival anche la sua prima prova di regia operistica, un’attualizzazione dell’ultima opera di Mozart, La clemenza di Tito. Il regista ha deciso di allestire l’opera invitando persone residenti a Vienna che hanno avuto esperienze con sistemi repressivi e totalitari. Il quesito dietro al suo allestimento è lo stesso che potrebbe fare da impulso a tutto il festival: Una tipologia di arte più politicizzata sarà in grado di cambiare il mondo o non farà che cementare ancora di più lo status quo?
Il punto di partenza della coreografa austriaca Florentina Holzinger è simile. Anche lei è al primo progetto operistico, e in Sancta (una performance basata su Sancta Susann op 21 di Paul Hindemith e nuove composizioni e arrangiamenti di Johanna Doderer) metterà in scena alcune riflessioni su corpo e sessualità, sulle modalità in cui l’identità e il corpo femminile vengono trasformati nei sistemi e nei riti religiosi.
Tra i progetti musicali va inoltre menzionata una cooperazione con la Volksoper, un nuovo allestimento di The Gospel According to the Other Mary di John Adams in una regia di Lisenka Heijboer.
Il festival andrà in scena in diverse location viennesi dal 17 maggio al 23 giugno.
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