Improvvisamente Nono
Tempo Reale Festival apre con un concerto monografico per Luigi Nono (1924-1990)
L’anno dei ricordi per Luigi Nono è iniziato a fine gennaio con l’importante ripresa del Prometeo, opera sua ultima e capitale, nel luogo d’elezione, San Lorenzo a Venezia. Altri allestimenti ed esecuzioni sono seguiti e seguiranno, ne vedremo anche all’86º Maggio Musicale Fiorentino.
Tempo Reale apre il suo Festival con un omaggio impaginato con originalità. Il primo concerto ha visto impegnati Monica Benvenuti -voce, Giancarlo Schiaffini -tuba, Francesco Giomi -live electronics, coadiuvati in regia del suono da Giovanni Magaglio e Francesco Vogli del dipartimento di Musica elettronica del Conservatorio Cherubini di Firenze. In programma tre brani di grande spessore, esemplari della poetica di Luigi Nono seguiti da un’improvvisazione finale che dava il titolo al concerto. Ne La fabbrica illuminata, per soprano e nastro magnetico a quattro piste (1964), il materiale sonoro registrato in loco all’Italsider di Cornigliano viene rielaborato e inframezzato elettronicamente sul nastro in senso polivocale, utilizzando parole trascritte da interviste a operai della fabbrica e selezionate da Giuliano Scabia in frammenti cantati coralmente, cui si aggiunge una voce di soprano dal vivo (bravissima Monica Benvenuti) a chiudere con spezzoni da due poesie di Cesare Pavese. Potrebbe sembrare pura musica concreta, ma tale non è, al contrario prevale e, diremmo, convince a sessant’anni di distanza, l’aspetto costruttivo del lavoro, con un crescendo drammatico nella seconda sezione punteggiata di frasi dolorose, e il commiato lirico, di speranza, affidato alla voce viva e poetica di Pavese.
Omaggio a Emilio Vedova il secondo brano, del 1960, primo lavoro per nastro magnetico nel catalogo del compositore, attestava in un’astrazione vicina all’estetica informale dell’artista, quella ricerca di suono che ha reso piena di senso anche la fruizione acusmatica, cioè l’ascolto di apparati elettronici al centro di una scena vuota. Un esercizio difficile e intrigante di traduzione in suoni di arte pittorica, che potremmo dire del tutto riuscito: materia espressionista grezza e urticante, graffi, rumori-oggetto ruvidi e concreti, spazialità di materia distesa e dinamica, energia di potenza-atto, e così scrivendo ti sfido, o lettore, a dirmi se parlo di Vedova o di Nono.
Post-prae-ludium per Donau, per tuba e live electronics, del 1987, è stato suonato dal dedicatario stesso del brano, Giancarlo Schiaffini, interprete primigenio, diremmo, creatore di nuove idee sonore con Roberto Fabbriciani e Ciro Scarponi perché la loro tecnica esecutiva strumentale stimolava la fantasia del compositore partecipando attivamente alla scrittura. Nono stesso nei suoi appunti: «…il percorso della composizione è fissato nei suoi dettagli; la creazione è invece pensata come un appunto per l’esecutore. Nuove possibilità di tecnica dell’esecuzione di una tuba a sei cilindri danno all’interprete la continua libertà di superare questi appunti e creare eventi sonori casuali. La trasformazione elettronica del suono è intessuta nella composizione in maniera differenziata. La tuba deve captare, elaborare e rispondere ai processi di espansione del suono.» Complesso lavoro, materico, sperimentale, restituito magistralmente, un invito a seguire il trasformarsi dello spazio invaso dal suono, saturato a tratti, o svuotato, in un avvincente dialogo con il silenzio a cui deve tornare.
In coda, Improvvisamente, un’improvvisazione creata apposta per l’evento, dove a Benvenuti e Schiaffini si aggiungeva Francesco Giomi. Il brano portava anche la sua firma, nell’inserirsi alla console, oltre che con le consuete espansioni e trasformazioni elettroniche del suono generato dai due interpreti suoi compagni, con un amalgama di discorsi politici estratti dal brano di Nono Für Paul
Dessau (1974): la parola parlata ad arricchire ulteriormente il tessuto, la dimensione, gli spessori sonori, in un procedimento sicuramente familiare al compositore veneziano.
LUIGI NONO maestro di suoni e silenzi, dice la lapide alle Zattere, dove fu la sua casa. La sala della Galleria Frittelli era affollata, il successo è stato caloroso.
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