Il “Barbiere” surrealista di Treviso
Successo per Stroppa e Monaco, OPV e Solisti veneti diretti da Carella
Sotto la brillante bacchetta di Giuliano Carella, al suo debutto in questo teatro, la compagine che unisce elementi dell’Orchestra di Padova e del Veneto e de I Solisti Veneti offrono al Teatro Del Monaco di Treviso un frizzante Barbiere di Siviglia, musicalmente pieno di vita. L’essenziale regia di Paolo Giani Cei, responsabile anche di scene, costumi, light design e coreografie, è incentrata su fondali con variopinte maioliche spagnole e, sulle prime, fa leva su un unico elemento rotante che funge sia da piazza di Siviglia sia da casa di Bartolo (interno ed esterno); un grande specchio, una poltrona e niente più. Coloratissimi e pop i costumi del cast maschile, del coro e dei ballerini (Padova Danza Project), monocolori invece gli eleganti abiti prima da sera e poi da flamenco delle donne. Il vuoto della scena è bilanciato dall’apparizione surrealista di enormi rasoi e quindi di una gigantesca ciotola da schiuma da barba (che simulerà poi anche una piscina) e relativo pennello alla fine del primo atto e dell’opera. Il gioco tra pieni e vuoti di Giani che replica nello spazio ciò che c’è in partitura sembra funzionare.
Al Conte d’Almaviva dà voce e corpo il giovane Dave Monaco, buona emissione e volume, convincente e scaltro al punto giusto, galante quando Rossini lo richiede (in “Se il mio nome saper voi bramate” accompagnato dalla chitarra di Alessandro Radovan Perini); Nikolai Zemilianskikh è, invece, un Figaro un po’ ingessato e con una dizione ancora perfezionabile. È soprattutto Annalisa Stroppa (Rosina) a distinguersi nel cast: seducente, ironica, vezzosa, inanella una dopo l’altro i celebri brani di Rossini con sopraffina destrezza, tessitura vocale splendente in ogni registro, risultando ottimamente calata nel personaggio. Centrale è poi il Don Bartolo di Daniel Giulianin che dispone di una voce tornita e potente e del giusto physique du rôle: dominerà nel secondo atto la scena facendo una coppia perfetta con Stroppa. Ancora: mentre il sicuro Don Basilio (Leonard Bernad) snocciola con la giusta perfidia “La calunnia è un venticello”, Giulianin lo asseconda spassosamente armeggiando con una gigantesca pompa da bicicletta. Infine: lieve anche l’idea di rendere en travestì “Pace e gioia” trasformando il Conte/Lindoro in Doña Alonsa; azzeccatissima e apprezzata la Berta di Daniela Mazzucato; buono il Fiorello di William Hernandez.
Orchestra e direttore assecondano agilmente il virtuosismo della partitura, in particolare negli impervi finali d’atto, e nel “Temporale”. Il coro è ben istruito da Giuliano Fracasso. A Treviso cast, orchestra, coro, corpo di ballo, direttore e regista son stati applauditi con calore nell’affollata anteprima per le scuole e assai ben accolti alla prima recita in un teatro sold out. 29 e 31 dicembre si replica al Teatro Verdi di Padova, con cui lo spettacolo è coprodotto.
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