Tutti a lavare i pavimenti
La Cenerentola con la regia di Michieletto diverte Parigi
E alla fine tutti a lavare i pavimenti! L’allestimento della Cenerentola di Rossini firmato Damiano Michieletto diverte i francesi ma a fare ridere, più che la genialità comica della musica di Rossini e del libretto di Jacopo Ferretti, sono le situazioni comiche e le scene ed i costumi inventati dal regista e dalla sua squadra di collaboratori, a cominciare dal solito Paolo Fantin alle scenografie. Coproduzione tra il Théâtre des Champs-Elysées e la Semperoper di Dresda, presentato nel 2014 al Festival di Salisburgo con Cecilia Bartoli protagonista, il lavoro fu accolto allora favorevolmente e a quasi dieci anni di distanza piace ancora anche se non convince l’attualizzazione e ricontestualizzazione di Michieletto che qui trasforma il Palazzo in rovina di Don Magnifico in un moderno, freddo, bar su due livelli in cui Angelina è, ovviamente, la cameriera e l’unica che lavora. Il realismo e la contemporaneità della messa in scena fanno perdere un po’ del carattere buffo bonario che caratterizza l’opera e dunque qui, ad esempio, Don Magnifico è un più realistico patrigno veramente cattivo, che picchia e minaccia Cenerentola in modo molto duro. Il cast di Parigi è lo stesso di Dresda il mese scorso. Ad interpretare Angelina è il mezzo franco-svizzero Marina Viotti che fraseggia con attenzione ma manca un po’ di brillantezza nelle agilità, supera la prova ma non entusiasma. Al suo fianco ad interpretare il principe Ramiro il tenore sudafricano Levy Sekgapane, tenore leggero più godibile nella seconda parte dello spettacolo dove può meglio fare sfoggio delle sue doti vocali indubbie, bel timbro e begli acuti, ma la dizione italiana è ancora migliorabile malgrado abbia cantato il ruolo già tante volte. Don Magnifico è il baritono basso ungherese Peter Kálmán, specializzato in ruoli buffi, il primo ad essere applaudito in scena; ed altrettanto bene fa il giovane baritono statunitense Edward Nelson come Dandini, al debutto nel ruolo; il loro duetto "un Segreto d’importanza” è tra i momenti migliori della serata. Il saggio Alidoro che scende su Terra, tutto vestito di candido bianco, con valigia da una nuvola è poi il solido basso greco Alexandros Stavrakakis, infine le due sorellastre Clorinda e Tisbe sono rispettivamente il soprano Alice Rossi, particolarmente buffa a vedersi, e il mezzo Justyna Ołów. Lascia perplessi anche la direzione di Thomas Hengelbrock, alla guida dell’orchestra e del coro Balthasar Neumann da lui fondati, per le dinamiche che imprime alla partitura, a volte molto rallentando altre volte molto accelerando. Se alla fine non mancano gli applausi per tutti, l’impressione è però che si è perso per strada molto dello spirito originale dell’opera e non è un caso se i momenti più applauditi sono quelli provocati dalla regia come, nel primo atto, il coro maschile travestito in signore fans scatenate che inseguono senza ritegno il finto principe Dandini; oppure, nel terzo atto, l’arrivo del vero principe con un’auto che sfonda la parete della caffetteria. E poi , naturalmente, il gran finale che Michieletto capovolge, con la sposa che canta il perdono mentre regala perfidamente come bomboniere dei guanti e mette tutti a lavare il pavimento in sua vece.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento