Boris Godunov per Sant'Ambrogio

Teatro alla Scala: presentata la nuova stagione

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Ildar Abdrazakov
Ildar Abdrazakov

Pezzo forte della stagione 2022/23 della Scala è senza dubbio Boris Godunov, in scena il 7 dicembre; sul podio Riccardo Chailly, con la regia di Kasper Holten, nel ruolo del protagonista Ildar Abdrazakov. Lo stesso direttore ha ricordato quanto lo abbia segnato l'esperienza di assistente di Claudio Abbado, all'epoca del festival Musorgskij al Piermarini negli anni Settanta, ascoltando l'orchestrazione originale (non quella di Rimskij Korsakov). Dopo l'edizione critica della partituta pubblicata 1996, la scelta del direttore ora è andata alla prima versione, quella senza l'atto polacco, che prevede una divisione in quattro parti.

Due i titoli fortunatamente ripescati dopo le cancellazioni causa Covid: a gennaio Salome di Richard Strauss, diretta da Zubin Mehta, regia di Damiano Micheletto (vista solo in streeming televisivo), mentre in aprile Lucia di Lammermoor, diretta da Chailly, regia di Yannis Kokos, destinata a inaugurare la stagione 2020-21, ma interrotta a due settimane dalla prima. Altre nuove produzioni: I vespri siciliani di Verdi, diretta da Fabio Luisi, regia di Hugo De Ana; Les contes d'Hoffmann, diretta da Frédéric Chaslin, firmata da Davide Livermore, che vede Abdrazakov nei quattro ruoli di "perfido". Il sovrintendente Meyer ha ammesso che non è stata ancora decisa quale versione mettere in scena, dato che ne esistono ben trentasei.

Inoltre c'è un'assoluta rarità in cartellone, Li zite 'ngalera di Leonardo Vinci, diretta da Andrea Marcon, regia di Leo Muscato, con un cast di giovani partenopei doc (il libretto è in napoletano stretto); una scelta, ha precisato Meyer, che intende confermare l'idea di proporre opere barocche, dopo il successo della Calisto. Per la prima volta alla Scala e ovviamente in una nuova produzione, Rusalka di Dvořák, diretta da Tomáš Hanus, con la regia di Emma Dante. Inoltre Peter Grimes, con la bacchetta dell'australiana Simone Young (ora a capo dell'Opera di Amburgo) e la messa in scena di Robert Carsen; e una rarità del Novecento, L'amore dei tre re di Italo Montemezzi, diretta da Michele Mariotti, con la regia di Alex Ollé della Fura del Baus (nel cast Chiara Isotton, già indicata quale futura star).

Fra le riprese la sempreverde Bohème firmata da Zeffirelli, affidata alla bacchetta di Eun Sun Kim; Andrea Chénier firmata da Martone, con Marco Armillato sul podio; il recente Macbeth allestito da Livermore, diretto da Giampaolo Bisanti. Due gli spettacoli affidati all'Accademia della Scala (orchestra e coro compresi), Il barbiere di Siviglia diretto da Evelino Pidò, regia di Leo Muscato, e la ripresa della strehleriana Le nozze di Figaro, diretta da Andés Orozco-Estrada.

Denso il cartellone del balletto, come pure quello sinfonico che oltre a Chailly vedrà sul podio Gatti, Harding, Viotti, Zangiev, Metha, è consigliabile consultare https://www.teatroallascala.org/it/index.html. Quando alla salute economica de teatro, Meyer ha segnalato che nonostante le perdite in biglietteria di circa ventotto milioni, il bilancio è rimasto in pareggio, che quest'anno il teatro ha battuto il record delle sponsorizzazioni e che la sala è sempre piena. Non solo, la Scala è in gran fermento perché è stato dato il via ai lavori per il trasferimento del laboratorio e dei depositi dall'Ansaldo a via Rubattino. Ed è prossima la chiusura del cantiere della "torre" in via Verdi che ospiterà la nuova sala prove.

Come postilla una voce raccolta dietro le quinte: a inaugurare la stagione 2023-24 sarà Don Carlo, nel cast Ildar Abdrazakov, che deposti i panni di Boris e di Dappertutto e compagni, vestirà quelli di Filippo II.

 

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