Hilary Hahn e Fabio Luisi aprono la stagione dell’OSN Rai

Torino: i due fuoriclasse entusiasmano il pubblico nel primo concerto a capienza piena

Hilary Hahn e Fabio Luisi con l'Osn Rai (Foto PiùLuce)
Hilary Hahn e Fabio Luisi con l'Osn Rai (Foto PiùLuce)
Recensione
classica
Auditorium Rai Toscanini, Torino
Hilary Hahn e Fabio Luisi con l'Osn Rai
21 Ottobre 2021 - 22 Ottobre 2021

Sui leggii i capolavori di Sibelius e Berlioz, sul palcoscenico Hilary Hahn e Fabio Luisi, il pubblico in sala senza distanziamento, l’orchestra senza mascherina: la serata inaugurale della nuova stagione dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai aveva davvero tutti gli elementi per essere memorabile. E infatti, così è stata.

Come calato dal cielo, duttile e delicato, già solo il difficile attacco del concerto per violino di Sibelius rivela, fin dalla prima nota, la voce unica del violino della Hahn. Fabio Luisi le affianca un’orchestra in grande forma, dall’impasto sonoro spesso brunito, mettendo in rilievo con asciuttezza il carattere tardoromantico della partitura e accentuandone i chiaroscuri. I tre movimenti sono quindi intesi come un crescendo drammatico che sfocia nel guerresco Allegro ma non tanto. Mai viene meno quella dolcezza e rotondità di suono che contraddistingue la poetica di Hilary Hahn, impressionante soprattutto nel registro acuto e nei pianissimi. Hahn ha una tecnica che sbalordisce per grazia, forza, elasticità: è davvero una delle migliori soliste che si siano mai ascoltate nell’Auditorium della Rai e, naturalmente, questa partitura non fa che esaltare il suo talento. Sorprende poi che il perfetto equilibrio tra massa orchestrale e solista si realizzi quasi per osmosi, senza molti sguardi fra la violinista e il direttore. Conclude la prima parte un doppio bis bachiano nella più classica delle tradizioni. È davvero un nuovo inizio e in grande stile.

La seconda parte della serata, di altrettanto rilievo, ci riporta al più pieno Romanticismo con la celebre sinfonia a programma di Berlioz. Fabio Luisi, un concentrato di energia fredda pronta a scatenarsi, spreme dall’orchestra ancor più di quanto non abbia fatto con Sibelius. In questa Fantastica scorre il fuoco che le è proprio e ogni parte del dramma la si ritrova puntuale, come ce la si aspetterebbe: un pubblico attento e preparato (fatto anche di giovani) la segue con intensa partecipazione e con gusto. Di particolare rilievo il ballo: staccato con un bel tempo, svelto, elegante come un valzer di Richard Strauss, incalzante e leggiadro, il brano sembra già tutto proteso in avanti verso la marcia al supplizio e la ronda della notte di sabba (e ci torna alla mente che la scena campestre fosse stata originariamente pensata da Berlioz in seconda posizione in luogo del ballo). La Fantastica è un meccanismo a orologeria che Luisi fa funzionare molto bene. Prova ne è, come da copione, l’isolato, genuino ed entusiasta applauso che scoppia prima del sabba.

 

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