Tutto il meglio della Biennale Musica 2021
Tra ospiti internazionali, affreschi vocali, leoni d’oro e d’argento, e il tributo a Bussotti, si è concluso il 65° Festival di Musica de La Biennale di Venezia
Dopo la cerimonia di consegna del Leone d’oro alla carriera, alla 65° edizione del Festival Internazionale di Musica Contemporanea de La Biennale di Venezia la compositrice Kaija Saariaho è tornata protagonista in uno dei concerti che hanno accompagnato la chiusura della rassegna. Oltre alla prima italiana di Tag des Jahrs, lavoro dedicato alla madre e ispirato alle stagioni di Hölderlin, l’Ensemble vocale Accentus ha tenuto a battesimo in prima assoluta Reconnaissanceper coro, percussioni e contrabbasso. Una serie di Madrigali su testi del figlio Aleksi Barrière, che ha curato anche la parte elettronica, la cui scrittura sembra essersi fermata agli stilemi che hanno portato alla ribalta internazionale la compositrice finlandese, sottraendosi però a una naturale maturazione del proprio stile musicale.
Della giovane compositrice israeliana Sivan Eldar si è potuto ascoltare After Arethusa (2019), affascinante lavoro per coro e live electronics mosso da un moderno recupero della melodia, mentre di Sylvano Bussotti, del quale il mondo musicale si apprestava a festeggiare i novant’anni, mancato proprio durante il Festival (), è stato eseguito Per 24 voci adulte o bianche trattodai Cinque frammenti all’Italia (1967). Brano storico di uno degli artisti più completi del Novecento il cui breve passaggio – dura circa 7 minuti – è bastato a far impallidire gran parte delle partiture presentate al Festival.
Tra le migliori cose ascoltate durante l’intensa settimana della rassegna figura senza alcun dubbio la prima assoluta di Tutto in una volta, composizione per doppio coro del compositore Francesco Filidei su testo del poeta Nanni Balestrini. A partire dal respiro, reso subito suono, Filidei edifica un’architettura vocale costituita da una ricca trama sonora capace di catturare letteralmente l’ascoltatore per introdurlo nel suo mondo: un viaggio che sa raccontare molto del compositore, a partire dalle origini sarde percepibili nei rimandi al canto popolare.
Infine i Neue Vocalsolisten Stuttgart, destinatari del Leone d’argento, si sono alternati al SWR Vokalensemble per la prima nazionale della Wölfli-Kantata di Georges Aperghis, affresco vocale complesso e articolato strutturato in cinque ampie parti per sei voci soliste e coro, ispirato e suscitato dall’opera del pittore Adolf Wölfli.
Per chi si aspettava dalla nuova direzione artistica un netto cambiamento di rotta, rispetto agli scorsi anni ha potuto constatare una maggiore partecipazione di pubblico dovuto principalmente a un ritrovato impegno a comunicare in modo completo il tema centrale della rassegna insieme a una serie di sue possibili rifrazioni nei singoli concerti. Nonostante l’espansione del Festival in luoghi della città ormai da tempo perduti, tuttavia non si è assistito a un suo radicale rinnovamento, probabilmente dovuto in parte anche alle limitazioni dell’emergenza sanitaria. Tempo al tempo! Dopo questa prima esperienza ci sarà sicuramente modo di osservare meglio il Festival nei prossimi tre anni.
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