Neve sulla Sonnambula

Al Teatro delle Muse di Ancona la prima di Sonnambula, con la regia di Cristian Taraborrelli

La sonnambula Teatro delle Muse
Recensione
classica
Ancona, Teatro delle Muse
La Sonnambula
11 Ottobre 2019

Montagne innevate, sentieri tra i boschi, lunghe nevicate, sono stati gli ingredienti di una scenografia lieve e appena accennata, proposta da Cristian Taraborrelli per Sonnambula, al Teatro delle Muse di Ancona. Il regista e scenografo non ha “osato” e si è strettamente attenuto all’ambientazione indicata nel libretto, ben caratterizzata dai costumi in perfetto stile tirolese di Angela Buscemi.

Sul palcoscenico, a parte gli arredi necessari per la scena clou dell’opera (Amina che si corica e viene rinvenuta nel letto di Rodolfo) praticamente nulla: domina lo sfondo, con le proiezioni  di scene naturalistiche in bianco e nero a cura di Fabio Massimo Iaquone dove protagonista è la neve; a volte tuttavia alle immagini si sovrappongono i volti dei cantanti in primo piano, sorta di gigantografie delle espressioni del volto già assunte dal vivo dagli interpreti.

La sonnambula Teatro delle Muse

La regia ha voluto poi una predominante staticità, più evidente per il coro, ma presente anche nei cantanti solisti, appena increspata da una maggiore mobilità nei momenti di delusione e rabbia di Elvino. «Neve come sospensione del tempo e dello spazio» come scrive Taraborrelli nelle note di regia, congiunta alla staticità del palcoscenico: lettura che, sì, ha sottolineato il clima di favola pastorale dell’opera e la rievocazione di un mondo puro e incontaminato, fuori dal tempo, con personaggi irreali e senza spessore psicologico, ma che è risultata poco godibile, focalizzando l’attenzione dello spettatore solo sulla musica.

Gli interpreti, tutti al loro debutto nell’opera, hanno sostenuto molto bene le rispettive parti; è svettata Veronica Granatiero nella difficile parte di Amina, che Bellini scrisse per Giuditta Pasta: il pubblico ne ha apprezzato il bel timbro, i delicatissimi filati, le morbide colorature e l’ampia gamma dinamica. Marco Ciaponi, primo premio quattro anni fa al concorso Voci verdiane di Busseto, è stato Elvino; la tessitura molto alta della parte non ha valorizzato appieno  questo tenore dalla voce solida e ricca di sfumature, più adatta al repertorio verdiano che a quello belcantistico. Applausi anche per Alessandro Spina nel ruolo di Rodolfo, per Maria Sardaryan in quello di Lisa e per Giuseppe Toia in Alessio, nonché per il Coro Lirico Marchigiano Bellini, quasi sempre in scena. 

Alessandro D’Agostini ha diretto con gesto molto chiaro e preciso l’Orchestra Sinfonica Rossini e le voci, sempre con grande attenzione al palcoscenico. 

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