Uno strumento per Leonardo
L'Accademia di Musica Antica di Milano (Amami) ha proposto un concerto con uno strumento basato sui disegni del Codice Atlantico
L'Accademia di Musica Antica di Milano (Amami) ha chiuso in bellezza la stagione di quest'anno con un concerto molto speciale alla villa Gallerani (poi Melzi d'Eril) di Carugate, dove abitava Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro, ben nota per il ritratto dipinto da Leonardo, La dama con l'ermellino del museo di Cracovia. E siccome si stanno celebrando i cinquecento anni dalla morte di quel genio, Gianni Iudica presidente di Amami e al maestro Giovanni Acciai anima musicale dell'associazione hanno avuto l'idea d'invitare Slawomir Zubrzycki e il suo misterioso strumento, costruito su alcuni disegni del Codice Atlantico. Leonardo aveva in mente qualcosa che funzionasse come la ghironda, vale a dire con un archetto rotante di peli di cavallo a cui le corde sono avvicinate tramite la tastiera, ma permettesse di coprire tutti i registri degli strumenti ad arco. Progetto mai realizzato che con santa pazienza Zubrzycki, esperto di clavicordo, è riuscito a far costruire. Ovvio che non si tratta esattamente di quel che aveva in testa Leonardo, di certo però qualcosa di molto simile. In apparenza sembra un clavicembalo, ma una volta alzato il coperchio ogni previsione svanisce per via delle quattro ruote che tendono le corde con sotto quattro archetti rotanti, azionati dallo strumentista attraverso un pedale, come per un armonium. E proprio di un armonium si ha l'impressione al primo impatto sonoro, ma poi specie nei ritmi serrati emergono accordi secchi e dai contorni netti come solo uno strumento ad arco riesce a ottenere, talvolta perfino l'illusione di staccati ottenuti coi rimbalzi dell'archetto. Insomma un ascolto molto spiazzante, che offre continue sorprese. Come assaggio del repertorio, di cui è capace la Viola organista, questo il nome di battesimo, Zubrzycki ha eseguito brani di Henricus Issac, Jacob Obrecht, Giovanni Gabrieli e altri compositori cinquecenteschi e in chiusura le folli variazioni di Marin Marais sulla Folia de Espana.
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