Gatti in musica alla Scala

Successo per la Gattomachia di Orazio Sciortino con i Cameristi della Scala

Orazio Sciortino Gattomachia
Orazio Sciortino
Recensione
classica
Teatro alla Scala, Milano
Gattomachia
29 Ottobre 2017

I gatti è da tempo che aspirano a entrare ufficialmente nel repertorio di musica classica, ma sono spesso lasciati ai margini. Qualche citazione a memoria: La fuga del gatto di Domenico Scarlatti su un tema dello stesso felino a passeggio sulla tastiera del maestro, il Duetto dei gatti di Rossini, con la relativa leggenda del compositore miagolante sotto il balcone della bella di turno che non lo faceva salire, il lungo corteggiamento dei gatti in L'enfant et les sortilèges di Ravel, Les berseuses du chat e The Owl and the Pussycat di Stravinskji e l'indimenticabile clarinetto di Pierino e il lupo di Prokoviev.

E ora i gatti pur di salire sul palcoscenico della Scala si sono impadroniti del poemetto di Lope de Vega, Gattomachia. Ne è responsabile Orazio Sciortino che ha riassunto il testo per comporre una fiaba musicale per narratore, violino concertante e archi, destinata ai bambini e a quanti ancora coltivano la fantasia. Eseguita in prima assoluta dai Cameristi della Scala diretti da Hekan Sensoy, la Gattomachia musicale ha avuto un'ottima accoglienza dai piccoli ascoltatori e dai loro accompagnatori al Piermarini, perché Sciortino è riuscito a comporre una partitura di estrema eleganza, ma anche di immediata intelligibilità e di grande arguzia. Riesce a passare da ritmi danzanti che hanno radici lontane a beffardi pizzicati, a buffe stravaganze del violino concertante (Davide Alogna), a sberleffi a Paganini o alla tradizione siciliana.

I sorrisi degli stessi esecutori sono stati la riprova di come la leggerezza possa far breccia sul pubblico. Voce narrante Roberto Recchia, che nella prima parte del programma si è speso a intrattenere i piccoli spiegando con accenti strampalati cos'è un oboe, un fagotto e un flauto, perché in cartellone erano anche previsti il Concerto in re minore per oboe di Alessandro Marcello (solista Fabien Thouand), il Concerto il sol maggiore per fagotto di Vivaldi (solista Valentino Zucchiatti) e sempre di Vivaldi il Cardellino, tutti e tre eseguiti in modo impeccabile, sotto la guida di Sensoy, che nel Cantabile del Cardellino si è fatto da parte affidandolo al flauto solista (Andrea Manco), al violoncello (Massimo Polidori) e al cembalo (Paolo Spadaro). Grandi applausi anche al termine dei singoli movimenti dei concerti, un segno di buon augurio per altri futuri ascolti diceva Leonard Bernstein.

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