Il Tristano lirico di Daniele Gatti a Roma

Tristan und Isolde, poema del desiderio irrealizzabile, ha inaugurato la stagione dell'Opera di Roma

Tristano ROMA
Foto di Yasuko Kageyama
Recensione
classica
Teatro dell'Opera di Roma
Richard Wagner
27 Novembre 2016

Per Daniele Gatti Tristan und Isolde non è il poema dell'amore totale, eterno, invincibile, che dura oltre la morte e solo nella morte si realizza pienamente, ma è il poema del desiderio irrealizzabile, dell'anelito verso qualcosa di irraggiungibile, che in Wagner trova la sua espressione più estrema ma è un concetto fondamentale in tanta musica romantica tedesca, molto più dell'amore stesso, che secondo la vulgata sarebbe la passione romantica per eccellenza.

D'altronde si è sempre detto che Wagner riprende la dottrina di Schopenauer, secondo cui i desideri perdono ogni piacere nel momento stesso della loro realizzazione e sono quindi fonte di continua insoddisfazione e della nostra infelicità esistenziale: Wagner però va oltre, perché il desiderio irrealizzato non è un limite dell'amore ma è la realtà stessa dell'amore, che di questo desiderio si nutre e si esalta.

Non è certo la prima volta che lo si dice, ma quel che ora conta è come Gatti trasfonda tutto ciò nella sua interpretazione. Il Wagner del Tristano è per Gatti profondamente diverso dall'Anello del Nibelungo, dai suoi personaggi eroici e divini e dalle sue atmosfere mitiche ed epiche. Il suo Tristano è non solo essenzialmente lirico - questa è una rivoluzione iniziata già con Karajan - ma anche intimista, dunque non bisogna attendersi dal direttore milanese il tradizionale suono wagneriano denso, spesso, massiccio. Non esiste in realtà un "suono wagneriano", in quanto la sua orchestra cerca colori diversi in relazione ad ogni diversa situazione drammatica. Dunque Gatti porta l'orchestra anche a ondate trascinanti, impennate possenti e catastrofi telluriche, ma privilegia il suono terso e leggero (relativamente leggero) dalle sfumature continuamente cangianti. Momenti emblematici sono l'introduzione orchestrale del secondo atto, quando ottiene un suono vitreo come la luce della luna che illumina la notte, poi l'infinita stremata tristezza che avvolge le parole di re Marke e ancora il grido di dolore universale che prorompe dall'orchestra quando Melot ferisce a morte Tristano.

A cinquantacinque anni, nel pieno della sua maturità, Gatti inscrive il suo Tristano tra le grandi interpretazioni wagneriane, accanto a nomi ormai mitici. L'orchestra già a questo primo incontro con quello che secondo alcune indiscrezioni sarà il suo prossimo direttore musicale, ha seguito molto bene la sua bacchetta, con qualche punto ancora migliorabile: d'altronde in questi ultimi anni ha perso familiarità con Wagner. Una citazione merita il corno inglese di Andrea Tenaglia, giustamente chiamato dal direttore al proscenio per i ringraziamenti finali insieme agli altri protagonisti. I protagonisti stessi erano perfettamente in linea con l'interpretazione di Gatti, che infatti li ha confermati quasi tutti dopo il suo Tristano dello scorso maggio a Parigi. Un cambiamento importante riguarda proprio Tristano, a Roma è Andreas Schager, che unisce la morbidezza lirica alla potenza eroica degli Heldetenor d'un tempo. Rachel Nichols era Isotta, magnifica soprattutto nella scena finale, cantata con una delicatezza e una luminosità interiore mai ascoltate. Bene Michelle Breedt (Brängane), molto bene Brett Polegato (Kurwenal), benisssmo John Relya (Marke). Molto buoni anche Andrew Rees, Rainer Trost, Gregory Bonfatti e Gianfranco Montresor. Era perfettamente in sintonia con la direzione di Gatti la regia di Pierre Audi, che - nelle belle scene astratte e minimaliste di Christof Hetzer, illuminate meravigliosamente da Jean Kalman - ha dato una continua tensione interiore alle oltre quattro ore di quest'opera pur riducendo al minimo gesti e movimenti, o forse proprio grazie a questo.

Regia: Pierre Audi - Drammaturgo Willem Bruls

Scene: Christof Hetzer

Costumi: Christof Hetzer

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Daniele Gatti

Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma

Maestro Coro: Roberto Gabbiani

Luci: Jean Kalman - Video Anna Bertsch

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Successo al Teatro del Maggio per la vilipesa Mavra stravinskijana abbinata all’intramontabile Gianni Schicchi 

classica

Il violinista in recital per l'Accademia Filarmonica Romana

classica

Un memorabile recital all’Accademia di Santa Cecilia, con Donald Sulzen al pianoforte