Bacco in festa
Napoli: la Pietà dei Turchini "recupera" Leonardo Vinci
Recensione
classica
La fondazione Pietà de’ Turchini è sempre più in sintonia con la città di Napoli, la sua storia musicale ovviamente, e i raffinati luoghi di fruizione, Palazzo Zevallos, Chiesa di San Rocco, Villa Pignatelli. Il progetto dell'ultimo concerto della stagione 2015/2016 è ideato da Paologiovanni Maione partendo dal rinvenimento di alcune arie superstiti dalla "Festa di Bacco" di Leonardo Vinci. Dunque oggi se vogliamo riascoltare determinati titoli dobbiamo ricostruirli e riscriverli drammaturgicamente, per coglierne almeno lo spirito. E non si tratta solo di sonorità, ma anche di significato. Vinci, intanto ancora il meno conosciuto nel gruppetto della scuola napoletana - e questo progetto rientra in Leonardo Vinci Opera Omnia - è il più proiettato verso un certo classicismo. Il più interessato forse alle ragioni del cuore, costrette da convenzioni esterne ed usi in contesti di feste con maschere da femminielli e tresche d'amore.
Dunque evviva alla Pietà de’ Turchini, a Napoli, che recupera le suggestioni della commedeja pe’ mmuseca, con libretto che mette a nudo irrequieti amori: tre coppie di innamorati si dichiarano alla festa preferendo diverbi amorosi e giungendo quasi a ripudi e suicidi. Onde evitare ulteriori pene cedono ai primi accoppiamenti in un atteso lieto fine. Filippo Morace, cantante, autorevole basso e autore della riscrittura, giustamente legge e racconta l'opera: severo, autentico, essenziale. Il tutto in forma di concerto, con una prospettiva che richiede essenzialità visiva seppur con buon impegno recitativo delle voci - in tutto due, Morace in Giangrazio e il mezzosoprano Giuseppina Bridelli in Ninfa, Luzeio, Ciulla, Rajemo, Lùzeio, Perna, salda in tutti i ruoli, non particolarmente nella dizione in dialetto, ma impeccabile nei declamati sfoggia passaggi tutti sul fiato e di gran pathos. Il fronte musicale è ottimo. I Talenti Vulcanici della Pietà de’ Turchini, una squadra consolidata da tre anni di attività, pronti ben scelti ed amalgamati. Stefano Demicheli li guida con sapienza e con braccio morbido da antica scuola, restituisce al meglio un accompagnamento degli archi, seppur semplificato nello stile delle arie, ma con una notevole varietà ritmica della melodia, quasi da danza e sempre elegante. Opera tuttavia di estreme ilarità e ambientazioni locali napoletane, della quale, dietro una verosimile ricostruzione, rimangono dieci arie sostanzialmente dal primo atto e la conclusione. La sala del Museo Pignatelli, per la notte dei musei in apertura prolungata, al completo e tanti applausi allo spettacolo miscelato con sapienza da calici di vini autoctoni campani, Greco di Tufo, Taurasi, Fiano offerti dal consorzio per la tutela dei vini d'Irpinia all'interno della manifestazione Wine&TheCity. Più territorio di così.
Note: revisione della partitura Giacomo Sances, costumi Giusi Giustino.
Interpreti: Giuseppina Bridelli mezzosoprano, Filippo Morace basso
Orchestra: Talenti Vulcanici
Direttore: Stefano Demicheli
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