Una regia antiromantica per i Capuleti e Montecchi

Venezia: Bernard svela l'essenza della tragedia belliniana

Recensione
classica
Gran Teatro La Fenice Venezia
Vincenzo Bellini
14 Gennaio 2015
La regia immaginata da Arnaud Bernard per I Capuleti e Montecchi, in scena alla Fenice, rivela un taglio decisamente antiromantico che confligge con la tragicità e passionalità dell'opera belliniana. Si produce così una sorta di spaesamento e distacco critico pseudobrechtiano che consente all'ascoltatore moderno di prendere le distanze da ogni facile sentimentalismo per cogliere ciò che si pone a fondamento della vicenda tratteggiata da Felice Romani nel suo libretto, costruito su fonti drammatiche italiane e francesi. Emerge così come alla radice dello storico dissidio tra le due fazioni vi sia, aldilà della faida familiare, un complesso di convenzioni falsanti che imprigiona e spezza l'anima dei personaggi, dilaniati interiormente da opposte passioni. Il movimento scenico assume a tratti una fissità inquietante, simile a quella dei quadri viventi, generando un effetto estraniante che si placa solo nelle ultime due scene della parte IV, ove l'amore s’intreccia con la morte, su uno sfondo desolato. Nonostante qualche rigidità, lo spaesamento contrasta efficacemente con il caldo lirismo che anima la lettura di Omen Meir Wellber e contribuisce a svelare l'essenza di una partitura dall’orchestrazione agile e timbricamente raffinata. La voce brilla come protagonista assoluta grazie alla seducente Jessica Pratt, Giulietta angelicata e vellutata anche nelle fioriture più acute, e all'appassionata Sonia Ganassi, Romeo en travesti. Convincenti le prove di Rubén Amoretti (Capellio) e Luca Dall’Amico (Lorenzo); meno a fuoco il Tebaldo di Shalva Mukeria, appannato da una vocalità un po’ forzata e da una presenza scenica a tratti innaturale. Wellber guida con eleganza coro e orchestra veneziani, nonostante qualche asincronia e sbilanciamento di concertazione. Ampio successo.

Note: nuovo allestimento coprodotto dal Teatro La Fenice con la Fondazione Arena di Verona, che l’ha presentato nel novembre 2013 al Teatro Filarmonico, e con l’Opera Nazionale Ellenica di Atene

Interpreti: Rubén Amoretti: Capellio Jessica Pratt: Giulietta Sonia Ganassi:Romeo Shalva Mukeria:Tebaldo Luca Dall’Amico:Lorenzo

Regia: Arnaud Bernard

Scene: Alessandro Camera

Costumi: Carla Ricotti

Orchestra: Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia

Direttore: Omer Meir Wellber

Coro: Coro del Teatro La Fenice di Venezia

Maestro Coro: Claudio Marino Moretti

Luci: Fabio Barettin

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

A Ravenna l’originale binomio Monteverdi-Purcell di Dantone e Pizzi incontra l’eclettico Seicento di Orliński e Il Pomo d’Oro

classica

Per la prima volta quest’opera di Händel è stata eseguita a Roma, in forma di concerto

classica

Torino: inaugurazione di stagione con Le nozze di Figaro