Madama in bianco

Padova: Madama Butterfly firmata Montresor

Recensione
classica
Teatro Verdi Padova
Giacomo Puccini
26 Ottobre 2014
Fu come gettare benzina sul fuoco», scriveva Giacomo Puccini dopo aver assistito a Londra, il 21 giugno del 1900, alla Madame Butterfly di David Belasco. Ansiosamente alla ricerca del soggetto per una nuova opera e, nonostante conoscesse poco l’inglese, il compositore restò talmente impressionato dalla potenza drammatica della pièce che, con le lacrime agli occhi, chiese a Belasco di poter trasformare il dramma in un libretto d’opera. Iniziò così il vincolo tra Puccini e l’ingenua geisha quindicenne Cio-cio-san, che scoperto l’inganno del tenente americano Pinkerton si inflisse l’harakiri per morire con onore. Come sarà apparsa la scena di Madama Butterfly agli spettatori della prima milanese, il 17 febbraio 1904? Probabilmente ricca di dettagli pittoreschi che assecondavano il gusto dello japonisme ottocentesco. Asciutta, essenziale, minimale è invece la Madama Butterfly andata in scena al Teatro Verdi di Padova per la Stagione lirica 2014, una ripresa curata da Paolo Giani dello spettacolo ideato nel 1995 da Beni Montresor per il Carlo Felice di Genova. Tutto è dominato dal bianco, colore che nella tradizione orientale simboleggia la morte. Bianco il costume di Butterfly, bianca la scena dove si riflette, sugli specchi delle pareti laterali e sul pavimento lucido, il bellissimo gioco delle luci. Nessun orpello, nessuna distrazione dunque, perchè il dramma è soprattutto interiore. E questa Butterfly colpisce nel segno, con Andrea Rost che offre un’intensa e commovente “farfallina” pucciniana dal fraseggio calibrato, senza mai eccedere nel sentimentalismo. Molto buono anche il resto del cast diretto con eleganza dalla bacchetta di Tiziano Severini, alla guida dell’Orchestra di Padova e del Veneto. Il pubblico che gremiva il teatro ha applaudito a lungo e con calore.

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