Opera dalla drammaturgia esile se non improbabile (i protagonisti maschili vi sembrano particolarmente gravati da uno strano ottundimento dei sensi), Les pêcheurs de perles non manca invece di dispensare con buona generosità bellezze musicali – l’aria tenorile di Nadir è la più nota – che un Bizet ventiseienne dovette qua e là riciclare da suoi lavori pre-esistenti per il poco tempo messo a sua disposizione. Perciò, nulla da eccepire sulla pulita regia di Fabio Sparvoli, che ha giocato un po’ scherzosamente (ma senza strafare) sull’ambientazione esotica e puntato su elementi scenico-visivi di netto contrasto cromatico. Gli interpreti ascoltati, due dei quali in sostituzione, se la sono cavata onorevolmente (ma con qualche perplessità sulla fonesi del francese): Vincenzo Taormina (Zurga) ha costruito un buon risultato espressivo dalla scena d’apertura del terzo atto; Jesus Léon è stato un corretto Nadir, non così avvolgente e morbido nel fraseggio nella sua celebre aria; Nino Machaidze (Léïla) ha dato il meglio in un registro drammatico più che lirico; completava il cast Luca Dall’Amico (Nourabad). Buona la prova dell’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna diretta da Patrick Fournillier, discreta quella del Coro del Teatro Regio; tutto sommato positiva la partecipazione del pubblico, considerando la ‘preziosità’ del titolo proposto.
Interpreti: Léïla, sacerdotessa di Brahma: NINO MACHAIDZE
Nadir, un pescatore: DMITRY KORCHAK/JESÚS LEÓN (31)
Zurga, capo dei pescatori: VINCENZO TAORMINA
Nourabad, gran sacerdote di Brahma: LUCA DALL’AMICO
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