Oltre il velo
Lucia Ronchetti rilegge l'incontro tra Ravel e il pianista Paul Wittgenstein
Recensione
classica
Un Ravel avanti negli anni, minato nel fisico ma soprattutto nella psiche dallo spaventoso incidente che segnò lo scatenarsi finale della sua malattia. Il raffinato e tenace Paul Wittgenstein, pianista menomato della più spaventosa menomazione che possa affliggere un pianista: la perdita del braccio destro. Una storia per epigrammi del loro incontro, aspro e difficile, e dell’opera sensazionale che ne scaturì, il "Concerto per la mano sinistra". Questo il nucleo generativo del nuovo "action concert piece" di Lucia Ronchetti. Teso e breve (venticinque minuti appena), "Ravel Unravel" è affidato alle doti musicali e teatrali del violoncellista Francesco Dillon e del pianista Emanuele Torquati, chiamati a dar voce strumentale, ma anche a interpretare fisicamente sulla scena, i due protagonisti. La musica che si sviluppa intorno alle parole del poeta contemporaneo Eugene Ostashevsky (scritte per questo progetto) è densa eppure trasparente, fatta di echi del "Concerto" ma epigrammatica a sua volta, come se racchiudesse in sé tanto il testo quanto il commento al testo. È musica e insieme tentativo di trascendere la musica, traccia sonora compressa in una serie di piccole molle pronte a scattare, a penetrare il grande mistero dell’arte che scaturisce dalla mancanza, dalla perdita, dal vuoto. Da vedere e sentire assolutamente, non appena verrà riproposta al di fuori del Festival Mito che l’ha messa in programma ieri al Conservatorio (insieme a "Vocalise" di Rachmaninov e alla "Sonata in la minore" di Grieg, che si riascoltano sempre volentieri).
Interpreti: Francesco Dillon, violoncello Emanuele Torquati, pianoforte
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