Da Germi a Battistelli

A Bologna "Divorzio all'italiana":mezzo secolo di perbenismo all'italiana

Recensione
classica
Teatro Comunale di Bologna Bologna
Giorgio Battistelli
11 Giugno 2013
Davvero azzeccata l’ambientazione metafisica con cucina economica! Un gioco tra il richiamo a Giorgio De Chirico e il simbolo del boom italiano, che sospende la nostra vicenda tra la sua collocazione in ogni tempo e in ogni dove e quella più filologica dell’Italia degli anni Sessanta, ben lontana ancora dall’avere una legge sul divorzio. La trasposizione in musica che Giorgio Battistelli fa della commedia tra le commedie, "Divorzio all’italiana" di Pietro Germi, segue con il giusto rispetto i binari di un film che è nell’immaginario mondiale, e che è meglio assecondare, piuttosto che forzare. Ne nasce così uno spettacolo teatrale di grande efficacia (molti i meriti della regia di David Poutney), capace di gestire con ritmo serratissimo l’infinità di invenzioni del testo originari. Un plauso va poi a tutti i cantanti/attori (in primo luogo ai protagonisti, un Don Fefè interpretato da Cristiano Cremonini, bravo nel discostarsi dal modello inarrivabile di Marcello Mastroianni in favore di un personaggio più grottesco e vittima della situazione, e una Donna Rosalia, rivitalizzata al di là di ogni più rosea previsione da Alfonso Antoniozzi, autore di un calco dall’originale così fedele, segno di grande maestria attoriale), un plauso, dicevamo, per un’intera compagnia cimentatasi con una partitura – com’è ovvio immaginare – non facile, o, quanto meno inusuale, figlia della scrittura accademica di Battistelli che colloca questo suo "Divorzio all’italiana" nel solco di quella “scuola” novecentesca che ha rotto con la grande tradizione del melodramma, negando al canto la sua ragione prima (la cantabilità!), e costruendo così un lungo e omogeneo fluire sonoro che passa senza soluzione di continuità da un personaggio all’altro, da una scena all’altra.

Interpreti: Don Sandrino Ferraù (detto Fefè), Cristiano Cremonini Don Gaetano (suo padre), Gabriele Ribis Donna Matilde (sua madre), Marco Bussi Donna Rosalia (sua moglie), Alfonso Antoniozzi Don Calogero Giacalone (zio di Sandrino), Nicolò Ceriani Donna Fifidda (moglie di don Calogero), Alessandro Spina Angela (figlia di don Calogero), Sonia Visentin Carmelo Patané (pittore), Daichi Fujiki Immacolata Patané (moglie di Carmelo), Alessandro Busi Felicetto (il barbiere), Maurizio Leoni Dottor Talamone, Fabrizio Beggi Don Ciccio, Carlo Morini

Regia: David Poutney

Scene: Richard Hudson

Costumi: Richard Hudson

Orchestra: Teatro Comunale di Bologna

Direttore: Daniel Kawka

Coro: Teatro Comunale di Bologna

Maestro Coro: Andrea Faidutti

Luci: Fabrice Kebour

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.