Il filtro visionario dell'autocoscienza

La lettura innovativa del Tristan proposta alla Fenice da Chung e Curran

Recensione
classica
Gran Teatro La Fenice Venezia
Richard Wagner
25 Novembre 2012
Riascoltare a breve distanza in Fenice Otello e Tristan und Isolde offre l'occasione per riflettere sulle affinità ma soprattutto sulle differenze che caratterizzano i linguaggi compositivi verdiani e wagneriani. Il cuore della innovativa lettura di Tristan proposta da Myung-Whun Chung e dal regista Paul Curran, complice il suggestivo allestimento di Robert Innes Hopkins, risiede nell'esaltazione della forza deragliante dell'amore, energia cosmica che squarcia la gabbia rigida dei valori cortesi in cui sono imprigionati i protagonisti e svela il mondo vero, indicibile a chi non ne ha fatto esperienza. Il crollo metaforico, nel terzo atto, dei due pannelli che prima rappresentavano il ventre di una nave e poi il castello di Cornovaglia, raffigura con drammaticità l'infrangersi di ogni punto di riferimento: un crollo nel regno della notte che rende possibile una rinascita, e dunque una salvezza. La visionarietà che Tristan (l'allucinato Ian Storey) e Isolde (la tenera Brigitte Pinter) acquistano nel loro viaggio di formazione incarna un tipo di conoscenza superiore che va oltre l'eros e approda alla riappacificante "armonia sonora" dell' "alitante tutto". Brangaene (una lucente Tuija Knihtila), Kurwenal (cui Paul Fink dona commovente struggimento) e Re Marke (lo straziante Attila Jun, il suo è un dramma nel dramma) possono seguire solo da lontano, con disperazione, la luce dell'autocoscienza liberata dal filtro nei due amanti. Per Chung la Liebe che spezza le prigioni coincide non tanto con i personaggi, le cui identità son destinate a svanire, ma con il mare naufragante della musica stessa:il suo ampio arco tensivo, seguito con vigore da orchestra e coro, non cede mai, esaltando la trasparenza gnoseologica schiusa oltre la morte. Ampio successo, qualche dissenso per Chung.

Interpreti: Tristan : Ian Storey Isolde: Brigitte Pinter Brangaene: Tuija Knihtila Kurwenal: Paul Fink Re Marke: Attila Jun Melot: Marcello Nardis Un Pastore: Mirko Guadagnini Un Pilota: Armando Gabba Un giovane Marinaio: Gian Luca Pasolini

Regia: Paul Curran

Scene: Robert Innes Hopkins

Costumi: Robert Innes Hopkins

Orchestra: Orchestra del Teatro la Fenice

Direttore: Myung-Whun Chung

Coro: Coro del Teatro la Fenice

Maestro Coro: Marino Moretti

Luci: David Jacques

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Torino: inaugurazione di stagione con Le nozze di Figaro

classica

Saltata la prima per tensioni sindacali, il Teatro La Fenice inaugura la stagione con un grande Myung-Whun Chung sul podio per l’opera verdiana

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.