Da Ligeti a Feldman, la magia delle voci

Affascinate programma proposto dal Coro della Radio Lettone alla Biennale

Recensione
classica
Biennale Musica Venezia
29 Settembre 2010
Capisco che è impossibile, economicamente in primis, e che questa musica non è stata scritta con questo intendimento, ma ci sono volte in cui viene voglia di essere gli unici ascoltatori di alcune composizioni. Così, magari non in un teatro, comunque senza i colpi di tosse, i rumori delle porticine dei palchi, lo stropiccio di caramelle. Magari al buio, senza quelle mezze luci che inevitabilmente fanno notare la tipa che manda un sms o l'anziano signore che si guarda in giro. Mi è venuto in mente anche durante il bel concerto del Coro della Radio Nazionale Lettone che la Biennale Musica ha proposto al Teatro Malibran. Perchè la magia della voce umana, delle armonie che impercettibilmente slittano, dei silenzi e dei timbri, ha sempre qualcosa di intimo che il rituale concertistico rende un po' irreale e scomodo. Apre "Lux Aeterna" di Ligeti, con i suoi bisbigli e il fluttuare quasi irreale delle voci, ma colpisce anche il rapido Messiaen di "O Sacrum Convivium!" e un classico di Arvo Part come "Magnificat". Il brano di Santa Ratniece, poco più che trentenne, avrebbe qualche buona intuizione fonetica, ma si perde in uno sviluppo un po' casuale. Chiude "Rothko Chapel" di Morton Feldman, composizione che vive di delicatissimi equlibri e di una ipnotica iterazione dalla quale sembra di non riuscire a sfuggire. I solisti dell'Ensemble Arsenale, che hanno affiancato il Coro sotto la direzione di Kaspars Putninsh, hanno suonato in modo diligente, ma senza quella inquieta sensualità della memoria che il pezzo può suggerire. Serata comunque affascinante, una di quelle che se magari sei solo e nella Rothko Chapel a Houston, rischiano di rapirti per sempre. Potere della voce...

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