Il Simone di Dmitri Hvorostovsky, doge assoluto
Va in scena il Simone Boccanegra all'Opéra Bastille di Parigi sotto la bacchetta di James Conlon. Moltissimi i pregi di questa produzione, una delle ultime dell'era di Gérard Mortier. Sicuramente, il principale asso nella manica è quello del cast, in cui spicca il russo Dmitri Hvorostovsky nei panni dell'eroe eponimo. Bravi pure Stefano Secco, Olga Guryakova e Franck Ferrari.
Recensione
classica
È, senza dubbio, solo per un'imprevedibilissima coincidenza se questo Simon Boccanegra va in scena a Bastille proprio il giorno in cui i francesi devono decidere se mandare all'Eliseo Ségolène Royal o Nicolas Sarkozy. Perché la lettura dell'opera verdiana da parte del regista Johan Simons è tutta in chiave politica o meglio partitica. E la scena principale, intorno a cui è costruita l'opera, è quella di un comizio, con tanto di gigantografia del candidato in lizza. Sì, il potere – tema caro a Verdi – è vistosamente di scena. Fino ai suoi risvolti opprimenti che conducono fatalmente alla rovina.
Travolgente questa nuova produzione dell'Opéra national de Paris di uno dei melodrammi più difficili di Verdi, oggetto di ripensamenti e proposto nella versione del 1881 (Milano), ormai comunemente preferita a quella della "prima" del 1857 (Venezia). James Conlon tiene insieme una partitura non sempre omogenea, guardando sempre in avanti, come impone il ritmo drammatico verdiano. Ha dalla sua non solo una buona orchestra, quella del teatro ovviamente - in cui spiccano validi solisti -, ma anche un eccellente cast. E come non rendere omaggio a Dmitri Hvorostovsky nei panni dell'eroe eponimo? Per prestanza vocale (bassi sontuosi, legato ammaliante, volume imponente) e fisica, il baritono russo domina, incondizionato, la scena. Ugualmente prodigiosa è l'esecuzione del tenore Stefano Secco (Gabriele Adorno), dotato di potenza e d'eleganza nel fraseggio (ed immune dalle tentazioni di cattivo gusto). Pure perfettamente a suo agio Olga Guryakova, ben nota al pubblico francese. Infine, fra tanta lussureggiante vocalità, va almeno segnalata la prestazione, come al solito, notevole del baritono francese Franck Ferrari (Paolo Albiani).
Produzione d'eccezione dell'era di Gérard Mortier.
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