Il dato forse più interessante del "Candide" sancarliano viene dai criteri con cui si affronta il nodo dell'ambiguità formale della "comic operetta" di Bernstein. In questa "prima" napoletana i dialoghi originali vengono sostituiti dall'agile racconto di un Voltaire narratore fuori scena, cui dà voce con garbata ironia Adriana Asti
Recensione
classica
Teatro di San Carlo Napoli
Leonard Bernstein
20 Gennaio 2007
Il dato forse più interessante del "Candide" sancarliano viene dai criteri con cui si affronta il nodo dell'ambiguità formale della "comic operetta" di Bernstein, la cui stessa vicenda di "work in progress", oscillante fra la dimensione del musical e quella dell'opera di tradizione europea, legittima allestimenti quanto mai differenziati. In questa "prima" napoletana i dialoghi originali vengono sostituiti dall'agile racconto di un Voltaire narratore fuori scena, cui dà voce con garbata ironia Adriana Asti: un "tradimento" che ha il pregio di semplificare la struttura drammaturgica e di avvicinare meglio al pubblico del teatro di tradizione una pièce nata per i palcoscenici di Broadway. L'ambientazione immaginata da Lorenzo Mariani si colloca in uno studio televisivo anni Cinquanta, dove le peripezie di Candido sono ripercorse come in un grande talk-show, anche attraverso inserti video. In quest'impianto scenico vengono calate di tanto in tanto - quasi icone chiamate a testimoniare lo "spirito del tempo" - immagini tratte dai lavori di Larry Rivers, artista molto vicino a Bernstein, anch'egli tenace oppositore del maccartismo.
Lasciata da parte ogni provocatoria allusione al presente (scontato il raffronto con l'allestimento di Robert Carsen), anche nei momenti di satira più feroce tutto si svolge all'insegna della leggerezza e della semplicità comunicativa: lo spirito di Broadway sembra fondersi con una "naiveté" cercata anche a costo di far apparire talvolta lo spettacolo un po' didascalico per gli orizzonti di attesa del pubblico colto. Musicalmente tutto funziona a dovere: brillantissima la direzione di Jeffrey Tate, con coro e orchestra in piena forma e un cast vocale di buon livello in cui spiccano due protagonisti eccellenti, Brandon Jovanovich e Laura Aikin.
Interpreti: Adriana Asti, Brandon Jovanovich, Laura Aikin, Alan Opie, Carole Farley, John Graham-Hall
Regia: Lorenzo Mariani
Scene: Nicola Rubertelli
Costumi: Giusi Giustino
Coreografo: Sean Curran
Orchestra: Orchestra del Teatro di San Carlo
Direttore: Jeffrey Tate
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