Claudio Abbado, alchimista
Claudio Abbado, Kolja Blacher, Martha Argerich, Mahler Chamber Orchestra: il senso di Weill, Prokof'ev e Beethoven a Ferrara Musica.
Recensione
classica
L'essenza di un'idea musicale: Claudio Abbado penetra la scrittura musicale e come un hegeliano "mezzo della storia" ne restituisce il senso all'ascoltatore d'oggi. Alchimista esoterico, Abbado estrae dalla molteplicità degli elementi il senso delle composizioni, che appaiono quindi trasfigurate in una purezza fuori dal tempo. Così il Weill del Concerto per violino e orchestra di fiati, nelle mani di Kolja Blacher, dimentica il suo carattere emblematicamente espressionista e si tinge di una venatura romantica: le linee aspre di una melodia che non c'è diventano quasi cantabili, gli scontri con i fiati dell'orchestra sono invece una ricerca di complicità: e la sospensione delle frasi di Weill si fa sempre più interrogativa e rivela tutto lo struggimento dell'individuo. Tutto ciò svanisce nel Concerto n.3 per pianoforte di Prokofiev: è un'altra idea della vita quella che emerge dal vigore di Martha Argerich. C'è forza, tensione, nervosismo: c'è affermazione del sé, di un sé inquieto ma deciso di fronte agli interrogativi del mondo. Ma non c'è felicità, com'è quella che fiorisce fin dalle prime note della Sesta Sinfonia di Beethoven.E traspare d'improvviso il cammino in cui Abbado ci ha guidato: tre diverse visioni del mondo, che dall'apparente inconciliabile contrasto, hanno invece svelato il loro susseguirsi dialettico fino alla sintesi ideale della compiutezza tematica beethoveniana, in cui si risolvono i dissidi di Weill e Prokof'ev. Non sono, queste, parole di un pensiero di retroguardia, contro le musiche della crisi della tonalità; perché, anzi, ci piace pensare questa musica libera da interpretazioni "cronologiche"; perché è dello spirito assoluto che in serate straordinarie come questa si può parlare.
Interpreti: MARTHA ARGERICH, pianoforte KOLJA BLACHER, violino
Orchestra: MAHLER CHAMBER ORCHESTRA
Direttore: CLAUDIO ABBADO
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