Il Flauto magico nella camera oscura di Kentridge

Accompagnato da una fama meritatissima, "Il Flauto magico" firmato nella regia e nelle scene da William Kentridge, arriva finalmente al San Carlo. L'allestimento è memorabile nella sua struttura semplice e complessa al tempo stesso, basata sul filo di un raffinatissimo dialogo fra il passato e il presente.

Recensione
classica
Teatro di San Carlo Napoli
Wolfgang Amadeus Mozart
04 Ottobre 2006
Accompagnato da una fama meritatissima, "Il Flauto magico" firmato nella regia e nelle scene da William Kentridge, arriva finalmente al San Carlo (che l'ha co-prodotto) dopo il debutto a Bruxelles nella primavera dello scorso anno, il passaggio per Caen, Lille, Tel Aviv e varie mostre. L'allestimento è senza dubbio il più memorabile della stagione, tutto costruito com'è sul filo di un raffinatissimo dialogo fra il semplice e il complesso, fra passato e presente, scenografie barocche e tecnologia contemporanea, immagini neoclassiche di Schinkel e proiezioni video-animate dello stesso Kentridge. La lettura dell'opera procede su una pluralità di livelli semantici, dipanati dalle fantasmagorie proiettate sulla scena: quest'ultima, concepita per quinte progressive dal proscenio al fondo, si presenta come una grande camera oscura nella quale si materializzano disegni luminosi, continuamente cangianti, che danno corpo all'intreccio simbolico su cui aleggia l'immagine della macchina fotografica intesa come metafora concreta del rapporto tra bene e male, luce e tenebre, bianco e nero. Le qualità quasi ipnotiche della parte visiva dello spettacolo rischiano di far dimenticare la componente propriamente musicale, che fa capo alla direzione sobria, equilibrata ma forse un tantino opaca di Marco Guidarini. Nella compagnia di canto, formata in gran parte da specialisti mozartiani, non mancano le cose egregie: Markus Werba incarna Papageno con piena proprietà vocale e grande verve scenica; accanto a lui si ricorderanno l'elegante misura di Steve Davislim (Tamino), la disinvolta naturalezza di Bernarda Bobro (Papagena) e Steven Cole (Monostatos),la bella voce (ma non sempre impeccabile) di Angeles Blancas Gulin (Pamina).

Note: una Coproduzione con il Théâtre Royal de La Monnaie - Bruxelles

Interpreti: Tamino - Steve Davislim, Pamina - Angeles Blancas Gulin, Papageno - Markus Werba, Papagena - Bernarda Bobro, Sarastro - Matthias Hölle, Monostatos - Steven Cole, Regina della notte - Lubica Vargicova / Urantsetseg Urtnasan, Il recitante - Panajotis Iconomou

Regia: William Kentridge

Scene: William Kentridge - Sabine Theunissen

Costumi: Greta Goiris

Orchestra: Orchstra del Teatro di San Carlo

Direttore: Marco Guidarini

Coro: Coro del Teatro di San Carlo

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