Amanti danteschi in aura simbolista

"Paolo e Francesca" di Luigi Mancinelli: un ritorno sulla scena per riscoprire i drammi lirici dei compositori di Bologna. Al Teatro Comunale, l'aspetto visivo ha rivelato atmosfere simboliste che ben si addicono alle ricercatezze timbriche e armoniche della partitura. Quelle stesse onorate dal concertatore Massimo Donadello. Accanto a lui, una soddisfacente compagnia di giovani cantanti: Elena Rapita, Giancarlo Monsalve, Sung Woo Bu, Enea Scala.

Recensione
classica
Teatro Comunale Bologna
LUIGI MANCINELLI
10 Ottobre 2006
Teatro Comunale, Conservatorio Martini, Università degli Studi, Accademia di Belle Arti: quattro istituzioni petroniane, unite per riportare sul maggior palcoscenico cittadino i drammi lirici dei compositori di Bologna. Partiture da sottrarre all'oblio, esordio di artisti giovani e promettenti, un antipasto alla stagione d'opera che s'inaugurerà in novembre. Dopo il "Re Enzo" di Respighi e la "Malombra" dei Bossi (padre e figlio), l'iniziativa giunge quest'anno alla sua terza edizione, e gioca la carta di Luigi Mancinelli e dei suoi "Paolo e Francesca" (1907). È l'occasione per riscoprire un musicista a tutto tondo, direttore d'orchestra ammirato da Verdi e Wagner, e autore che all'imporsi del verismo reagì – erano già gli anni di D'Annunzio – con un linguaggio dotto ed estetizzante. Alle prese con un'ora di musica, per un soggetto ispirato all'"Inferno" di Dante, i gruppi bolognesi di regìa, scenografia e costume vi hanno rivelato quasi un "Pelléas et Mélisande" padano: il gesto e il disegno sono di lineare eleganza, e nel mutevole gioco di luci e ombre gli spazi diventano atmosfere. Quest'aura simbolista ben si addice alle ricercatezze timbriche e armoniche del dettato mancinelliano: il concertatore Massimo Donadello, temperando un'orchestra e un coro pressoché imberbi, le persegue a testa bassa. Personaggi e interpreti, nel rapporto tra le pretese interpretative e vocali e le risorse naturali e tecniche, non negano soddisfazioni: converrà allora ricordare, ad uno ad uno, la Francesca radiosa e femminile di Elena Rapita, il Paolo prestante ancorché fibroso di Giancarlo Monsalve, il sonoro Gianciotto di Sung Woo Bu e il Matto studiato con notevole acume da Enea Scala.

Note: Nella parte di una delle "Quattro donzelle", non canta Valentina Betti ma Tomoko Yoshizaki. Luogo e data della prima rappresentazione dell'opera, "Dramma lirico in un atto di Arturo Colautti": Bologna, Teatro Comunale, 11 novembre 1907. Il Teatro non ha comunicato l'edizione musicale seguita.

Interpreti: Francesca: Elena Rapita; Gianciotto: Sung Woo Bu; Paolo: Giancarlo Monsalve; Il matto: Enea Scala; Quattro donzelle: Ambra Gattamorta, Valentina Betti, Mariantonia Marolda, Andrea Doskocilova

Regia: Massimiliano Cossati; Tommaso Arosio; Irene Lentini; Giovanni Marandola; Azzurra Spirito

Scene: Andrea De Micheli; Assunta Schiappapietra

Costumi: Simona Cosentini

Orchestra: ORCHESTRA DEL CONSERVATORIO DI MUSICA "GIOVAN BATTISTA MARTINI"

Direttore: Massimo Donadello

Coro: CORO DEL CONSERVATORIO DI MUSICA "GIOVAN BATTISTA MARTINI", Coro da Camera di Bologna, direttore PIER PAOLO SCATTOLIN; Corale San Rocco di Bologna, direttore MARIALUCE MONARI

Maestro Coro: Roberto Parmeggiani 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.