Suoni liquidi, parole

E' cominciata la 50a edizione della Biennale Musica di Venezia: ad aprire il programma tre strani "spettacoli" che propongono un discorso estetico sulla ricezione del suono, in linea con il tema teorico proposto dal direttore del festival Giorgio Battistelli: "Va pensiero". Ecco gli strani suoni di Brian Eno, Michel Redolfi e Robert Ashley

Recensione
classica
tempo di lettura 2'
Biennale Musica Venezia
Michel Redolfi
30 Settembre 2006
La 50a edizione del festival internazionale di musica contemporanea della Biennale di Venezia, diretto per il terzo anno consecutivo da Giorgio Battistelli, si è aperta con una raffica di discorsi sul suono. "Va pensiero" si intitola questa edizione, ed effettivamente Brian Eno, Michel Redolfi e Robert Ashley, gente anagraficamente diversa, di provenienze anche teoriche diverse, han fatto discorsi sul fare e sull'ascoltare musica. Il vispissimo Eno ha messo davanti il suo essere pittore, e nell'installazione "Painting like music" ha orgogliosamente presentato l'incessante autoriprodursi di immagini e suoni generato dal suo software che produce "generative music" che crea ininterrottamente immagini declinate con i suoni. Robert Ashley, uno dei grandi vecchi dell'avanguardia americana, in "Celestial Excursions" si è seduto con 4 straordinari vocalists/speakers a fare il suo "oratorio" fatto d'ininterrotto parlare di vecchietti emarginati: a volte è possibile abbandonarsi all'ascolto in programmabile dolcezza, in un deliquio che trasforma la nevrosi di quel non poter star zitti in un rito "compassionevole". Infine, ecco la critica in mutande: tutti nella bellissima piscina comunale di Sant'Alvise ad ascoltare, in vasca, le campane martellate da Alex Grillo e Michel Redolfi in muta subacquea: i suoni si propagano, in acqua, a velocità enormemente più veloce che nell'aria... riecheggiano nel nostro corpo più attraverso le cavità ossee che attraverso le orecchie allagate: c'è chi dorme nel liquido amniotico come nel pancione di mamma quei nove mesi, chi c'ha le angosce di morte perché si sente annegare e quei suoni gli ricordano più il post mortem che il pre-natale... in ogni caso, "La città liquida", qui a Venezia, è perfetta.

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