La vita di tutti i giorni è piena di buffi nonsense: il vecchietto in colori sgargianti e occhiali da sole in pieno inverno, l'omaccione che chiede un caffè al bar con voce stridula, la coppia che se ne va a braccetto, lei due metri e lui uno e mezzo, il microfono del conferenziere che si mette a gracchiare nel mezzo della più seria delle orazioni. Immaginate che tutte queste gocce di realtà parallela si addensino per quasi due ore di spettacolo e avrete Les Etourdis, effervescente spettacolo di un'ironia tutta francese. Unica regola del vostro vademecum: non cercate di capire. Su un palcoscenico a colori sgargianti, attori dai fisici improbabili danno vita a gag ai limiti dell'assurdo, mettendo in scena una realtà che sotto sotto conosciamo bene. Ed ecco che due sedie diventano un biplano, una bomboletta spray ti trasforma in un parrucchiere gay, un graffitaro o nel malcapitato estenuato dalla solita mosca. E c'è anche un cane, che ovviamente non obbedisce al padrone neanche un po'. Unico filo rosso in tutto questo bailamme i suoni, suoni declinati in tutte le gamme e i colori: canzoni stonate, schiocchi, acciottolii, fisarmoniche retrò, filastrocche bambinesche e un accenno di lirica. Il pubblico del Valle ha riso (e forse hanno sorriso anche i vecchi palchi in legno grigio che hanno visto tanta storia del teatro, compresa la prima rappresentazione dei pirandelliani Sei Personaggi). Possiamo permetterci una critica? Forse potrebbe durare un pizzico di meno. Come quelle caramelle alla menta il cui sapore deve restare il tempo di scioglierle in bocca. Altrimenti stuccano.
Interpreti: Jean Delavalade, Catherine Gavrilovic, Hervé Lassïnce, Gaetano Lucido, Nicole
Monestier, Patrice Thibaud, Luc Tremblas
e con il cane Lubie. Musicisti: Pascal Le Pennec (accordéon), Philippe Leygnac (percussioni)
Regia: Jérôme Deschamps e Macha Makeïeff
Scene: Cecile Degos; luci Dominique Bruguière