Le Fate del Reno: l'opera sconosciuta di Offenbach si rivela a Lione

Dopo 140 anni di silenzio le Fées du Rhin ritorna a risuonare nei teatri europei. Il 2005 è stato l'anno della rivelazione di questo grand-opéra dimenticato. L'Opera di Lione lo ha proposto in forma di concerto nell'ambito del suo Festival Offenbach.

Recensione
classica
Opéra de Lyon Lione
Jacques Offenbach
01 Dicembre 2005
Dopo più di 140 anni ecco finalmente tornare alle luci della ribalta il capolavoro serio di Offenbach, Les Fées du Rhin. Questo riuscito incrocio di opéra-comique e grand-opéra andò in scena per la prima volta a Vienna nel 1864 e poi scomparve dalla circolazione fino al 2002, quando venne riproposto in forma di concerto al festival di Radio France. Tra le cause dell'ingiusto destino di quest'opera non è da sottovalutare il ruolo giocato al tempo dalle stroncature della critica filo-wagneriana, che non poteva certo accettare che il campione della deboscia francese si appropriasse impunemente del patrimonio mitico e storico della nazione germanica – come se il copyright delle figlie del Reno fosse dell'autore del Ring! In ogni caso, l'ascolto dell'altra sera ha chiarito che quest'opera ha tutte le carte in regola per entrare in repertorio. La musica sorprende non tanto per la felicità inventiva (l'immortale tema della Barcarolle dei Racconti di Hoffmann è preso da quest'opera) o per la ricchezza di trovate, che sono ovunque nelle opere di Offenbach, quanto per la capacità di creare tensione drammatica. Il genio di Offenbach dimostra qui di non essere solo a suo agio nelle scene di massa, quelle dal buonumore contagioso, ma anche nel seguire l'evoluzione psicologica dei suoi personaggi. A dire il vero, questo vale soprattutto per la prima metà dell'opera, poi il libretto un po' sconclusionato e troppi effetti pompiers, ci impediscono di prendere la storia troppo sul serio. Con eccesso di puntigliosità filologica il teatro lionese ha scelto di proporre l'opera in tedesco (in realtà Offenbach la scrisse su un libretto francese che poi fece tradurre), per di più senza sopratitoli e in forma di concerto (togliere scene e balletti a un grand-opéra è togliere metà del piacere). Aggiungiamo che i cantanti erano visibilmente sulle spine, con il naso inchiodato ai loro spartiti, non si sa se più per via della novità dell'opera, dell'esiguità delle rappresentazioni (due) o per evitare i gesti del direttore Marc Minkowski, esuberante e musicale, ma tutt'altro che affidabile tecnicamente. Insomma tutto lasciava presagire per la serata un freddo decorso, il solito rito di archeologia musicale. E invece dopo un inizio un po' esitante, la musica ha preso tutti per mano e ha scaldato pubblico e interpreti (tra i cantanti, tutti bravi, spiccava per forza comunicativa Brett Polegato), garantendo dopo tre ore e mezza di spettacolo un pieno e caloroso successo.

Note: esecuzione In forma di concerto

Interpreti: Brigitte Hahn, Armgard; Maria Riccarda Wesseling, Hedwig; Endrik Wottrich, Franz; Brett Polegato, Conrad; Nicolas Cavallier, Gottfried; Cassandre Berthon, la fata

Orchestra: Orchestra dell'Opera di Lione

Direttore: Marc Minkowski

Coro: Coro dell'Opera di Lione

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