Congedo dal mondo a Lucerna
Claudio Abbado e la sua Lucerne Festival Orchestra inaugurano il festival con un programma che tratta del congedo dal mondo con la dolcezza e la malinconia della musica.
Recensione
classica
Il più bel concerto della stagione lo si è potuto ascoltare quest'anno a Lucerna per l'inaugurazione del festival con Claudio Abbado e la nuova Lucerne Festival Orchestra, complesso fenomenale che riunisce, sulla base della Mahler Chamber Orchestra, i migliori solisti e musicisti provenienti dalle maggiori orchestre europee. E' quasi incredibile il livello di brillantezza e omogeneità raggiunto da questa compagine in pochi giorni di lavoro con Abbado, che si dimostra una volta di più eccezionale suscitatore di energia e concentrazione, di dedizione e qualità. Ma era soprattutto il programma a fare del concerto inaugurale, festosamente accolto dal pubblico attentissimo magnifica sala del KKZ, qualcosa di particolare. Gli Ultimi quattro Lieder di Richard Strauss, interpretati con classe cristallina da una sublime Renée Fleming, facevano da prologo all'esecuzione in forma semiscenica del secondo atto del Tristano e Isotta di Wagner, con Violeta Urmana assoluta protagonista. Due modi diversi ma complementari di celebrare una sorta di congedo dal mondo attraverso la dolcezza e la malinconia della musica, portati da Abbado a vertici di inaudita tensione espressiva in un clima sonoro sempre di folgorante bellezza. Era dai tempi di Karajan che non si udivano sonorità così tenere e morbide, interiorizzate fino alla sfumatura più impalpabile, velate di tristezza e di attesa senza mai rinunciare alla luce della speranza. Così il concerto, pur nella sua impaginazione funebre, crepuscolare (anche il secondo atto del Tristano è visto da Abbado come un trionfo ineluttabile del dolore e della morte), comunicava alla fine una sorta di trasfigurazione estatica, assai prossima alla pace dell'anima e alla felicità dello spirito.
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