Eduardo Notrica e l'Ensemble Musica della Corte, insieme a sei voci soliste di vario assortimento qualitativo, hanno proposto con discreto successo in prima italiana l'opera di soggetto allegorico Los Elementos, di Antonio de Lliteres. Responsabile degli spettacoli della corte borbonica a Madrid, Lliteres sintetizza le diverse tradizioni musicali nazionali, con un occhio di riguardo verso quella italiana.
Presa dalle lotte per la successione al trono, la corte reale spagnola ebbe almeno modo, tra fine '600 e inizi '700, di entrare in contatto con tendenze musicali recenti nel quadro della musica europea. È così che si spiegano i "gouts reunis" che Antonio de Lliteres (1673-1747), responsabile degli spettacoli teatrali (e maestro di cappella) nella corte di Filippo V di Borbone, dispiega in "Los Elementos", una curiosa - ma abituale nella Spagna del tempo - opera teatral-allegorica in due atti, i cui personaggi sono i quattro elementi della antica tradizione cosmologica (Terra, Acqua, Fuoco, Aria), il Tempo (immancabile nella prospettiva controriformista) e l'Aurora, il cui ruolo è quello - in un canovaccio tutt'altro che narrativo, ma fatto di combinazioni lirico-descrittive tra i vari astanti - di equilibrare tutte le forze in gioco.
L'opera, datata 1704, presenta un'analoga sintesi alchemica tra tradizioni stilistiche diverse: è definita "opera armonica en estilo ytaliano" soprattutto per la realizzazione musicale di tutti i recitativi, per alcune soluzioni di condotta violinistica e per l'adozione frequente della forma dell'aria col da capo; per il resto, moduli ritmici tipici del seicento spagnolo, forme strofiche da zarzuela, e una scrittura strumentale vagamente francese indicano tutt'altri modelli. Il concertatore argentino (ed esecutore alla chitarra spagnola) Eduardo Notrica porta questo lavoro per la prima volta in Italia, con il positivo Ensemble "Musica della Corte", ma lo fa in uno spazio - entro il Museo degli Strumenti Musicali di Roma - che consente alla regia, già "povera", di Ilaria Drago dinamiche sceniche quasi nulle. Delle sei voci soliste, quasi tutte femminili (altra caratteristica singolare, ma abituale in quel contesto storico-geografico), ce ne sono di professionali (più o meno solide o duttili nel porgere il testo musicale) e di più acerbe. Successo comunque vivo.
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