Un grande polittico sacro dell'ultimo Scarlatti

Recensione
classica
Teatro Politeama Napoli
Alessandro Scarlatti
28 Febbraio 2003
"La modulazione e l'espressività dei recitativi sono degni di ammirazione () le arie così come riteneva il soggetto, sono quasi tutte d'intonazione patetica e sofisticate nell'accompagnamento": il giudizio che Charles Burney ci ha lasciato nella sua "General History of music" a proposito di "La Vergine dei dolori" di Alessandro Scarlatti, stranamente non è stato sufficiente a garantire a quest'oratorio fama e tradizione esecutiva; paradossalmente non si conosce con esattezza neanche il titolo di quest'opera testamentaria, concepita nel periodo di quaresima del 1717, malgrado ce ne siano pervenuti ben quattro manoscritti. Eppure grandissimo è l'interesse di questa partitura che mette in scena la Passione di Cristo vista però dalla parte della Madonna che segue la Via Crucis verso il Calvario. Attorno a lei altri tre personaggi San Giovanni, Onia e Nicodemo la cui presenza dà corpo ad una tensione tragica che ha momenti di grandissima intensità; basti qui indicare commovente duetto che chiude la prima parte, "Tu piangi ed è giusto". La proposta del San Carlo, nasceva nel segno di un accostamento con Francesco Solimena, pittore napoletano coetaneo ed amico di Scarlatti, al quale il Museo di Capodimonte dedicherà una grande mostra nella prossima primavera. Un legame, culturale prima ancora che biografico, che acquista piena evidenza plastica grazie all'impianto scenico, semplice ma di efficace impatto visivo, ideato da Ingrid von Wartoch Rekowski: un grande tableau vivant, una pala d'altare settecentesca il cui pannello centrale, in bianco e nero, è occupato dai quattro personaggi vestiti in abiti moderni, mentre la cornice è costituita da riquadri a colori, nei quali trovano posto mimi con abiti e gesti che richiamano appunto l'iconografia sacra napoletana. Rinaldo Alessandrini dirige il suo ensemble "Concerto Italiano", con la competenza e l'equilibrio che tutti gli riconoscono, coniugando l'approccio filologico al testo con un certo pragmatismo e non esitando dunque né ad apportare qualche taglio alla partitura per ridurre lo spettacolo in ambiti di tempo che risultino accettabili anche per un ascoltatore non specialista, né ad amplificare leggermente il basso continuo per ovviare all'acustica davvero infelice del Teatro Politeama. Sonia Prina, nella parte di Maria, conferma la grande bravura dimostrata già lo scorso anno proprio qui a Napoli nell'"Amadigi" di Haendel, mentre Roberta Invernizzi, nella parte di San Giovanni, non smette di entusiasmare per le incredibili finezze di cui è capace. Nelle due parti secondarie Silvia Tro Santafé e Luca Dordolo si dimostrano all'altezza della situazione. Molto calorosa l'accoglienza del pubblico.

Interpreti: Sonia Prina, Roberta Invernizzi, Silvia Tro Santafé, Luca Dordolo

Regia: Ingrid von Wantoch Rekowski

Costumi: Christophe Pidré

Orchestra: Ensemble " Concerto Italiano"

Direttore: Rinaldo Alessandrini

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.