A distanza di ottant'anni dalla prima assoluta, avvenuta anch'essa a Francoforte sul Meno nel 1920, si ripete nella stessa città il successo di "Der Schatzgräber" opera di Franz Schreker, compositore inviso ai nazisti e per questo scomparso per decenni dalle scene liriche.
Recensione
classica
Opernhaus - Oper Frankfurt Fankfurt am Main (Francoforte sul Meno)
Franz Schreker
15 Dicembre 2002
Accompagnata da un accurata mostra, resa possibile dalla Franz Schreker Foundation di Los Angeles che mette a disposizione dei visitatori anche materiale sonoro, si è svolta a Francoforte sul Meno la tanto attesa prima de "Il cercatore di tesori" di Franz Schreker. Con questa proposta si conferma la felice scelta del duo Loebe (sovrintendente dell'opera) e di Paolo Carignani (direttore musicale generale) di portare un vento di rinnovamento sulle scene francofortesi. "Der Schatzgräber"fu ideata già nel 1915, ma realizzata completamente solo nel 1918, dopo anni di dubbi e tentennamenti superati grazie all'insistenza del critico musicale Paul Bekker. Schreker si rifà a un tema fiabesco, materia tanto cara al romanticismo tedesco. In un reame non del tutto fiabesco la regina si sta spegnendo lentamente perché le sono stati rubati i gioielli. Il buffo di corte suggerisce di mettersi alla ricerca un cantore girovago, la cui specialità consiste nel trovare con il suo liuto tesori scomparsi. In paese si festeggiano le nozze di Els, figlia dell'oste, che con l'aiuto del servo Albi elimina i pretendenti che le hanno fornito però in tempo man mano i gioielli della regina. Su questo sfondo appare Els il cantore girovago. Con quale spirito il direttore di orchestra Jonas Alber e il regista David Alden si sono avvicinati a quest'opera? Alber è rimasto colpito dal modo di Schreker di trattare l'orchestra, come gli riesce di rendere la fragilità del mondo dei sentimenti, le frustrazioni, con quale tavolozza di variazioni timbriche. Il regista Alden era da tempo affascinato dalla molteplicità del mondo di Schreker, dal suo oscillare tra realtà e mondo onirico. E dal loro entusiasmo è nato un allestimento coerentissimo. Musica e regia vanno di pari passo nel mettere in risalto tutti i dettagli della partitura. Con attenzione rara Alden traduce in azione scenica il dettato musicale. Anche con l'aiuto dello scenografo Paul Steinberg gli riesce l'equilibrio fra mondo fiabesco e dura realtà. Inteso da alcuni come epigono di Wagner anche per il riecheggiare continuo dell'accordo di Tristano nello stupendo terzo atto (ma come liberarsi da questo pesante archetipo erotico?) Schreker riesce in realtà a scrollarselo di dosso demistificando la presunzione della assoluta "Gesamtkunstwerk" attraverso un metodico processo di frammentazione. Ed è questa la lettura del direttore Alber. Con disinvoltura magistrale (e già ne abbiamo avuto la prova a Monaco con "Il ritorno di Ulisse in patria"!) la regia si appropria di elementi contemporanei dalla nostra "fabbrica dei sogni" (Hollywood, Walt Disney) rendendo tangibile allo spettatore moderno questo metodo. Nessuna soverchiante nevrosi interpretativa attraversa l'opera, bensì scelte ad hoc a testimoniare la flessibilità di questo intento registico. Il tesoro, motore della bramosia dei personaggi, viene rappresentato come un brillante corsetto: ed ecco subito chiaro il piano simbolico di questo strano oggetto dei desideri. Il concetto di nevrosi in quegli anni già patrimonio del mondo scientifico e intellettuale viene cosí materializzato. Il messaggero del re che porta la grazia per Elis esce come un deus ex machina a cavallo di una costruzione kitsch da avanspettacolo: anche attraverso questo inserto ludico si concretizza l'intento demistificatore di Schreker, che non risparmia nel libretto redatto da lui stesso stoccatine al potere. Al di là di piccole incongruenze anche il libretto convince per il suo linguaggio accurato, a riprova che Schreker era interessato anche all'efficacia testuale. La scelta degli interpreti canori per la prima si è rivelata felice. Susan Bullok nel ruolo di Els ha dispiegato tutte le capacità rivelando la sua maturità per i ruoli wagneriani. Peter Bronder interprete del buffone di corte ha saputo dosare sarcasmo e miseria, doti necessarie per cesellare questa personaggio. Jeffrey Dowd, scelto per Elis, purtroppo colpito da influenza, ha lasciato ciononostante intravvedere le sue capacità di tenore risparmiando per le parti più importanti le sue forze. Non possiamo tralasciare di nominare il baritono Johannes Martin Kränzle efficace come sceriffo /balivo. Anche per questa volta il coro di Andrés Máspero non ha deluso le aspettative del pubblico fedele presentandosi come un unico corpo sonoro. Sia per contingenze storiche che per cambiamenti generazionali sulle scene liriche tedesche tra le due guerre le opere di Schreker scomparvero, nonostante i successi iniziali, dai tabelloni. Negli anni settanta inziò la rinascita anche grazie ad uno spartano e discusso allestimento de "Die Gezeichneten" sotto la regia di Hans Neuenfels e la direzione di Michael Gielen proprio qui a Francoforte. Il successo dell'attuale allestimento a Stoccarda della stessa è una prova dell' attualità della produzione di questo compositore. L'allestimento francofortese de "Il cercatore di tesori" ne è un contributo con diritto di canone per allestimenti futuri.
Interpreti: Il re: Gregory Frank; Il cancelliere: Michael Mc Cown; Il conte/L'eroe: Nathaniel Webster; Il maestro/ medico personale del re: Carlos Krause; Il giullare di corte: Peter Bronder; Il castaldo: Johannes Martin Kränzle; Il latifondista: Simon Bailey; Elis, cantante girovago e allievo: Jeffrey Dowd; Il sindaco: Soon Wong Kang; Lo scrivano: Hans Jürgen Lazar; L'oste: Franz Mayer; Els, sua figlia: Susan Bullock; Albi, suo servo: Arild Helleland
Regia: David Alden
Scene: Paul Steinberg
Costumi: Constance Hoffmann
Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Francoforte
Direttore: Jonas Alber
Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Francoforte
Maestro Coro: Andrés Máspero
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