Andato in scena Rigoletto al teatro politeama di Prato. Tutti in evidenza gli strumenti nella lettura di Pizauti. Cantanti: ottima Gilda, Rigoletto e Duca di potenza, senza troppe sfumature.
Rigoletto è una delle opere più rappresentate. Di quelle che tutti gli appassionati di lirica hanno visto almeno una volta nella vita. Ma per Prato il Rigoletto andato in scena ieri sera al Teatro Politeama era un'occasione speciale. Un po' per la cadenza annuale con cui si fanno rappresentazioni liriche in città, un po' perché in teatro erano impegnate forze pratesi come la Camerata Strumentale, orchestra di giovani musicisti nata tre anni fa come esperienza di formazione; e la Corale Guido Monaco, associazione di dilettanti nata nel 1800. Sul podio Alessandro Pinzauti. La regia era affidata a Simona Marchini che ha disegnato un dramma cupo, dove il potere era visibile in elementi decorativi ingigantiti (una enorme sezione di cornice dorata) e la vita di Rigoletto in angoli di strada grigi, immersi in una luce fredda e senza redenzione. L'orchestra, alla prima prova con il repertorio lirico ottocentesco ha portato un elemento di novità. Pinzauti ha lasciato che gli strumenti si mostrassero nella loro evidenza, con un fare cameristico. Così, ad esempio, se gli archi disegnavano la loro linea melodica portante, i fiati punteggiavano senza nascondersi in un gioco di parti tutto scoperto. Ne risultavano alcuni punti particolarmente buoni come il rapimento di Gilda, dove l'orchestra ha mantenuto una tensione mirabile per tutto il tessuto orchestrale; altri dove c'era il rischio di perdere il filo del discorso. Il coro ha ben lavorato sui toni più cupi della partitura. Juan Tomas Martinez Yepez ha interpretato un Rigoletto potente, sempre con voce sostenuta. Ne è risultato un protagonista presente, sempre capace di calamitare l'attenzione su di sé. Forse gli è mancata qualche finezza nei colori. Il dubbio delle parole: "Quel vecchio maledivami", ad esempio, non riusciva proprio a renderlo intimo. Gilda è stata interpretata da un'ottima Jolanda Auyanet, precisa nell'intonazione; di una finezza mozartiana. Giorgio Casciarri era un Duca eccellente per infiammare il pubblico con i suoi acuti squillanti e spavaldi, meno convincente quando cantava più piano. Nel complesso è stata una buona prova, realizzata da un teatro che ha affrontato l'impegno di un'opera inventandosi per l'occasione una struttura organizzativa.
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