Resuscita "La Medium" a Trieste
Recensione
classica
Tra gli spettatori sospinti ieri sera alla Sala Tripcovich dai soffi siberiani della bora che tirava a centoventi chilometri l'ora vi erano probabilmente pochi testimoni oculari a rammentare, a distanza di quasi mezzo secolo, l'unica messinscena triestina de "La Medium", all'epoca appannaggio della mitica Gianna Pederzini che per un decennio, tra il 1950 e il 1960, rivestì in Italia con straordinaria intensità il ruolo complesso di Madame Flora, la nevrotica e bizzarra figura che Menotti - quasi per scommessa e con scarsità di mezzi finanziari - portò alla ribalta nel 1947 a Broadway e che tenne impensabilmente banco per 211 serate. Sostenuta allora da un elitario gruppetto di entusiasti eterogenei (tra cui Toscanini, Poulenc, Cocteau, Ghedini, ma anche da alcuni fedeli dell'avanguardia come Claude Rostand e Virgil Thomson che sulle pagine dell'"Herald Tribune" recensì lo spettacolo preconizzandogli un destino fortunato), nonché osteggiata dalla critica che ne prese le distanze, "La Medium" ha goduto in verità di un imperituro successo internazionale di pubblico. Se ne è avuta la prova anche qui a Trieste, dove il lavoro di Menotti, una recita fuori cartellone annunciata poco più di una settimana fa e che rappresenta la chiusa italiana dei festeggiamenti in onore del novantesimo genetliaco dell'ideatore del Festival dei Due Mondi, ha trovato ampia rispondenza. Come era già accaduto l'anno passato con la ripresa de "La notte di un nevrastenico" di Rota, il "Teatro Verdi" ha ritentato la carta della riesumazione di un titolo novecentesco di breve durata e con pochi interpreti da realizzare sia in città che in decentramento regionale (Sacile, Udine, Gorizia, Tolmezzo), con una tappa anche in Slovenia, a Pirano. L'operazione nasce in seno al laboratorio teatrale giovanile che annualmente il "Teatro Verdi" riattiva per promuovere le giovani leve nostrane distintesi in agoni canori nazionali ed internazionali. La sua esecuzione è stata affidata alle cure del giovane e grintoso direttore d'orchestra Francesco Rosa, assistente di Oren, che ha condotto con concitata e immensa bravura l'insieme cameristico dell'Orchestra del "Verdi" che, in unione ai nervosi interventi del pianoforte, ha saputo cogliere il valore determinante, e non di commento, alla tragica e realistica drammaturgia che la partitura sottolinea. L'intelligente regia di Giulio Ciabatti e l'essenziale attrezzeria sul palcoscenico (un tavolino a tre gambe per la seduta spiritica, un altarino con la statua della Madonna illuminata dalle fioche fiammelle dei ceri che nasconde però nei suoi anfratti anche le panacee alcoliche di madame Flora, un divano aranciato dove gli ingenui ospiti-clienti dell'interno periferico postbellico di proprietà della spiritista appoggiano i mantelli prima di dar corso alle sedute rievocative dei loro cari estinti e un pannello da cui in controluce evaporano i fantasmi), illuminata da tinte ora lilla, ora arancio, ora verde acidulo ideata da Pier Paolo Bisleri, raggiungo efficacemente lo scopo. L'ambientazione anni Cinquanta risulta in verità più raffinata, meno squallida e meno intrisa di ciarpame rispetto a quanto era prescritto nel libretto menottiano: ciò nonostante i drammi personali dei vari clienti buggerati, gli imbrogli della "Medium" ciarlatana, le sue ossessioni e la sua conseguente pazzia con l'epilogo sanguinolento ben si amalgamano al clima scenico organizzato da Bisleri. Dominatrice assoluta delle allucinazioni e delle schizofrenie di Madame Flora è stata la giovane e bravissima Chiara Chialli, mezzosoprano toscano vincitrice del concorso As.Li.Co. nel 1997: espressiva, attrice autentica e intensa, la Chialli ha tratteggiato con grande vigore e dolente e sfumata generosità la finta Medium, grazie a uno splendido timbro vocale e uno scavato declamato teatrale. Non meno bravi si sono rivelati anche gli altri interpreti: Sonia Visintin nel ruolo di Monica la dolce figlia della Medium, Sabrina Modena, Nicolò Ceriani e Dionisia Di Vico gli ospiti alla ricerca del caro estinto, e Giulio Cancelli, il personaggio muto, capace di strisciare, saltare, divincolarsi con una resa che mozza il fiato. Pubblico con il fiato sospeso sino alla fine. Applausi meritatissimi e prolungatissimi.
Interpreti: Visintin, Cancelli, Chialli, Modena, Ceriani, Di Vico
Regia: Giulio Ciabatti
Scene: Pier Paolo Bisleri
Costumi: Pier Paolo Bisleri
Orchestra: Orchestra del Teatro Lirico "G. Verdi" di Trieste
Direttore: Francesco Rosa
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