Canzoni in cerca di pubblico

Prosegue la sperimentale stagione del Piccolo Regio Laboratorio con uno spettacolino di Roberto Masotti e dell'Impressive Ensemble, quasi un quaderno di appunti sulla poesia (e i tarocchi) di Alejandro Jodorowsky

Recensione
classica
Piccolo Regio Puccini Torino
Claudio Lugo / Impressive Ensemble
06 Novembre 2001
La sperimentale stagione del Piccolo Regio Laboratorio si inaugura con un lavoro ispirato all'opera del messicano Alejandro Jodorowsky, cineasta underground (suo il controverso "Santa Sangre" scritto una decina d'anni fa con Dario Argento, che ne era anche il produttore), esperto di tarocchi e appassionato restauratore degli storici esemplari di Marsiglia. La materia intermedia tra astrologia, cabala, magia e visione mistica e la personalità fantasmagorica dell'autore sono delle più adatte ad un approccio anti-realistico, e infatti la sostanza fonetica dei testi è la vera protagonista dell'opera - sillabe urlate, sussurrate, modulate con varie inflessioni e accenti, mutate in soffi e scoppi, in melodia e in accompagnamento. La musica dell'Impressive Ensemble coordinato da Claudio Lugo conserva, anche nelle parti più "scritte", l'impronta di un abile gioco improvvisativo che è sicuramente una forte raison d'etre del gruppo. Va detto che dal magma sonoro in cui ogni strumento finisce per sembrare qualcos'altro e le configurazioni sonore rimandano a mondi lontani (notevoli in particolare le trasmutazioni del trombone, che diventa gong e didgeridoo, le invenzioni timbriche della chitarra elettrica, e naturalmente le acrobazie dei due cantanti-attori, o meglio sarebbe considerarli strumentisti vocali), fa fatica ad emergere una struttura organica. Lo spettacolo si avvale di proiezioni curate dal fotografo Roberto Masotti, che nelle intenzioni avrebbe dovuto realizzare una sorta di "partitura grafica" a far da sfondo alle esplorazioni sonore dei musicisti. In effetti la definizione di "concerto multimediale" è un po' sovrabbondante, considerando che il garbato e inoffensivo surrealismo delle immagini (bucce di mandarino private della polpa, palline, una sega che penetra nella terra) si lega solo a tratti con quanto avviene, musicalmente, sulla scena: a parte un momento simpatico (ma non particolarmente originale) in cui Zavalloni e Ceccon rincorrono mani che scrivono e cancellano parole con le loro voci abbastanza duttili da riprodurre persino lo spessore di un tratto, le proiezioni sullo sfondo, replicate senza ragione apparente da tre monitor piazzati ai lati del palco, sono talvolta quasi un disturbo per l'ascoltatore che cerca di seguire i movimenti e gli attacchi dei musicisti, nel tentativo di acchiappare da qualche parte il filo della musica. Applausi tiepidini ma rispettosi al termine della breve performance, vivo successo personale dei musicisti.

Interpreti: Zavalloni, Ceccon, Marelli, Malfatto, Lanza, Lugo

Regia: regia multimediale e foto di Roberto Masotti

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