Bellini, compleanno con "La Straniera"

Recensione
classica
Teatro Massimo V. Bellini Catania
Vincenzo Bellini
03 Novembre 2001
È stata "La Straniera" di Bellini a inaugurare la stagione lirica 2001-2002 del Teatro Massimo Bellini di Catania. In un giorno speciale, il 3 novembre, bicentenario della nascita del compositore. La città ha voluto ricordarlo con tre manifestazioni: di mattina un omaggio in Cattedrale, dove si trova il monumento funebre, e un corteo nel centro storico, nel pomeriggio l'inaugurazione di una mostra documentaria all'Archivio di Stato, di sera l'anteprima dell'opera. Una passione che precipita in tragedia quella messa in versi da Felice Romani, ispirata al romanzo pseudostorico alla Walter Scott "L'Étrangére" di Charles-Victor Prevost d'Arlincourt. La quarta opera del musicista, della quale Wagner suonò i temi negli ultimi anni di vita, è stata diretta da Alain Guingal che ha guidato con sicuro mestiere l'orchestra del teatro offrendo un'attenta lettura della partitura (il coro era diretto come sempre da Tiziana Carlini). Nonostante un'indisposizione, Alexandrina Pendatchanska, nei panni de "La Straniera", ha voluto cantare lo stesso. Voce dalla tecnica notevole e dal fraseggio ispirato, ha però mostrato qualche défaillance soprattutto all'inizio dell'opera forse dovuta alle condizioni di salute. Affiancava la misteriosa protagonista William Joyner, che ha interpretato un appassionato Arturo, dall'emissione fluida ma con qualche acuto sforzato. Si distingueva per intensità espressiva e bel timbro Vladimir Chernov, nel ruolo di Valdeburgo. Solida l'interpretazione di Francesca Provvisionato, nei panni di Isoletta: nell'aria "Ah! se non m'ami più", nel secondo atto, era splendido il contrasto tra il canto e le note del flauto, trasparenze che anticipano quelle della "Sonnambula". Completavano il cast Ezio Maria Tisi (Montolino), Lorenzo Cescotti (il priore), Mauro Buffoli (Osburgo). Nuovo allestimento scenico quello presentato, firmato per la regia da Alberto Fassini, per le scene e i costumi da William Orlandi, per le luci da Mario De Vico. Si sono dimostrate efficaci le scelte registiche che hanno conferito un'adeguata dinamicità all'azione, un soggetto, per dirla con le parole di Bellini, "abbondante di situazioni, e tutte nuove, grandiose". Ne è stata data prova sin dall'inizio del primo atto: come vuole il libretto, appaiono donne e uomini vestiti a festa dietro ai quali apparirà poi fugacemente la Straniera, vestita di nero e coperta da un velo nero, su una navicella che attraversa il lago vicino al Castello di Montolino, in Bretagna, dove è ambientata la vicenda, nel Trecento. Una struggente invenzione scenica ben resa nello spettacolo catanese. Originali le scene di Orlandi, in certi casi semplici pannelli mobili come quelli che raffiguravano la chiesa, il tempio degli Spedalieri in cui alla fine del II atto si celebra il matrimonio tra Arturo e Isoletta. E colpiva la luce che ne veniva fuori quando si aprivano le porte ed usciva il corteo nuziale. Raffinati i costumi, anche se d'impronta ottocentesca e non trecentesca come sarebbe stato più consono. Calorosi ma non troppo gli applausi del pubblico.

Interpreti: Pendatchanska, Provvisionato, Joyner, Chernov, Tisi, Cescotti, Buffoli

Regia: Alberto Fassini

Scene: William Orlandi

Costumi: William Orlandi

Orchestra: Orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania

Direttore: Alain Guingal

Coro: Coro del Teatro Massimo Bellini di Catania

Maestro Coro: Tiziana Carlini

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