Falstaff è tornato alla Scala
Falstaff di classe alla Scala, ottima compagnia di canto, ma nuovi scioperi potrebbero compromettere le repliche
Recensione
classica
Dopo lo sciopero dell'orchestra che ha fatto saltare la prima, la vertenza sui diritti televisivi e discografici è stata sospesa solo per ieri sera (ancora in forse le repliche, compresa la trasferta a Busseto per la riproposta dell'edizione bonsai del 1913) e "Falstaff " è andato regolarmente e gradevolmente in scena. Si tratta del'ormai storico allestimento del 1980, scene e costumi di Frigerio, regia di Strehler, rivisitata da Marina Bianchi. Allora sul podio fu Maazel, ora è Muti che alla Scala aveva già ripreso la commedia lirica nel '93, '95, '97. Il suo intento di prosciugare gli impeti verdiani a favore dei ceselli sonori, che nella recente trilogia popolare ha generato parecchie perplessità, sarebbe stato perfetto per "Falstaff" ma non è stata questa la strada percorsa. L'orchestra è tornata a essere l'orchestrona scaligera, possente e poco analitica. La spropositata squadra di contrabbassi ne è stato l'emblema. Un piccolo esempio: alla lettura dell'acciuga nel menu non si è sentito alcun guizzo dalla buca e nemmeno durante la descrizione dei benefici effetti del vino nell'acqua del Tamigi. Invece sono emersi generalmente timbri scuri e cupi, adattissimi alla notte del Cavaliere Nero o ai momenti di scoramento del protagonista, ma fuori luogo in altri momenti. Comunque l'esito della serata è stato positivo per la presenza di una compagnia di prim'ordine. Il trentenne Maestri è il nuovo Falstaff. Favorito da madre natura (alto 1,90, pesa 140 chili), ha gran volume di voce, ma anche lievità ed eleganza. Magistrale il suo "Ogni sorta di gente dozzinale". Inoltre sa fare il gattone, essere maestoso al punto giusto e pavoneggiarsi con rabelaisiana impudenza. Bernadette Manca Di Nissa (Quickly) è un vero godimento, i due insieme sono una meraviglia. Barbara Frittoli (Alice) e Anna Caterina Antonacci (Meg) sono una coppia di comari ideali. Bravo Juan Diego Florez, specie nel dolce avvio della scena al parco di Windsor. Un poco dura la voce di Inva Mula per Nannetta. In secondo piano la voce di Roberto Frontali (Ford). Bardolfo (Paolo Barbacini) è agilissimo su per le botti, ma non lo si sente. Nella norma il Pistola di Luigi Roni e il dottor Cajus di Ernesto Gavazzi. Le scene di Frigerio rimangono strepitose, sia la cascina della bassa emiliana circonfusa di aria luminosa, sia il romantico profilo della quercia e la luna nebbiosa alla Caspar Friedrich. La regia di Strehler non denota l'età che ha, quanto a ritmo ed equilbrio non mostra una ruga. Ancora ci coglie di sorpresa il "Tutti gabbati", quando si accendono le luci in sala, coivolgendo il pubblico nella beffa universale. Non si ride di Falstaff, ma con Falstaff si ride di noi.
Note: all. del Teatro alla Scala
Interpreti: Maestri, Frontali, Florez, Gavazzi, Barbacini, Roni, Frittoli, Mula, Manca Di Nissa,Antonacci
Regia: Giorgio Strehler ripr. da Marina Bianchi
Scene: Ezio Frigerio
Costumi: Ezio Frigerio
Orchestra: Orchestra del Teatro alla Scala
Direttore: Riccardo Muti
Coro: Coro del Teatro alla Scala
Maestro Coro: Roberto Gabbiani
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
Per la prima volta quest’opera di Händel è stata eseguita a Roma, in forma di concerto
classica
A Ravenna l’originale binomio Monteverdi-Purcell di Dantone e Pizzi incontra l’eclettico Seicento di Orliński e Il Pomo d’Oro