Martinu a Palermo
Al Massimo dal 29 aprile "The Greek Passion"
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A quarant'anni di distanza dall'unica rappresentazione italiana (al Teatro Municipale di Reggio Emilia, il 13 gennaio 1970, con l'orchestra e il coro dell'Opera nazionale di Praga diretti da Ladislav Slovak), il Massimo di Palermo ripesca The Greek Passion, opera che il compositore ceco Bohuslav Martinu scrisse e musicò ricavandola dal romanzo "Cristo di nuovo in croce" di Nikos Kazantzakis, l'autore di Zorba il greco. In scena dal 29 aprile all'8 maggio, questa rarità è stata affidata alla direzione di Asher Fisch, con Ladislav Elgr, Judith Howarth, Irina Karaianni, Luiz-Ottavio Faria e Mark Steven Doss nei ruoli principali. Scene di Paolo Fantin e costumi di Silvia Aymonino, mentre la regia è di Damiano Michieletto (nella foto), che definisce The Greek Passion "Un racconto che indaga l'ipocrisia religiosa, dietro alla quale si mascherano gli atti più atroci e inumani. Allo stesso tempo la religione è il senso di una missione, di una fratellanza che apre l'uomo verso una dimensione nella quale recuperare un senso di speranza soprattutto di fronte alla sofferenza e alla morte".
Come giudica da un punto di vista drammaturgico il libretto?
"Sono sempre diffidente dei compositori che scrivono anche il testo. Penso sia un grosso sbaglio, un delirio di onnipotenza. Avere un sano confronto, anche aspro, con uno scrittore, è necessario. Trarre un libretto da un romanzo lungo e complesso come quello di Kazantzakis non è semplice e penso che Martinu ci sia riuscito solo per metà".
L'opera però offre numerosi spunti legati all'attualità, il rapporto con il pensiero religioso, quello con le popolazioni in cerca di rifugio...
"Sì. Quest'opera m piace moltissimo e penso che sarà uno dei titoli che rimarranno nel repertorio. Tutti i personaggi avranno costumi contemporanei. Il titolo del romanzo di Kazantzakis, del 1948, è Cristo di nuovo in croce: si parla di noi, ieri come oggi. Cristo in croce duemila anni fa così come oggi. Mi piace molto come Martinu definisce questo lavoro: music drama. Penso sia un viatico interessante per guardare al modo con il quale concepire oggi la scrittura musicale per il palcoscenico". (Alberto Bonanno)
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