Il futuro dell'opera dopo l'emergenza
Roma: un convegno al Parco della Musica
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Sovrintendenti, manager, amministratori pubblici, giornalisti, tutti intorno ad un tavolo per ragionare su come, passata l'emergenza dei tagli mortali, si possa disegnare una nuova politica per la musica. L'occasione per il convegno (3 maggio, Roma, Parco della Musica) è l'uscita di un nuovo numero della rivista "Economia della Cultura", organo dell'omonima associazione, interamente dedicato all'argomento. Insieme a Federculture, l'associazione "Economia della cultura" ha chiamato gli autori dei saggi - e non solo- per un confronto dal vivo. Carlo Fuortes e Roberto Grossi, a capo delle due rispettive istituzioni organizzatrici , hanno sottolineato la necessità di un dibattito per soluzioni condivise che siano propositive in un momento in cui le decisioni vengono spesso imposte senza consultazioni. Paolo Leon, nel presiedere le sessioni, ha evidenziato la necessità di una strategia completa in cui di pari passo diversi aspetti vengano ridisegnati insieme. "Al Carlo Felice per non chiudere abbiamo applicato i contratti di solidarietà - ha affermato l'assessore alla cultura di Genova Andrea Ranieri - ma abbiamo applicato contratti pensati per l'industria. Perché non pensare a strumenti ideati ad hoc?" Da più relatori è stata ipotizzata quindi, a sostegno di una flessibilità del lavoro la presenza di ammortizzatori sociali finanziati dall'ente previdenziale con il maggior attivo in Italia, l'Enpals. Tutti i lavoratori dello spettacolo pagano i contributi ma pochi ne riscuoteranno la pensione, come è noto. Dunque è giusto che tale disponibilità economica possa avere una ricaduta positiva proprio su quei lavoratori sempre più precarizzati. Curioso che misure pensate ad hoc per lo spettacolo dal vivo siano in passato state spostate dalla governance sullo sport, ricorda Renato Quaglia. Quando si voleva incoraggiare con un segnale il pubblico e detassare l'abbonamento ad una stagione di teatro o concerti il provvedimento è stato applicato per le attività sportive e non per la cultura. Ma su una detassazione alla maniera anglosassone degli sponsor privati che contribuiscono alle istituzioni si sono dimostrati critici i più, sottolineando le tante differenze tra l'organizzazione di quelle realtà culturali dalle nostre. E anche rilevando come la presenza dei privati sia strettamente condizionata alle certezze di un contributo pubblico. Sulla necessità di interagire con il territorio applicando un piano strategico per le risorse si sono soffermati Walter Vergnano, sovrintendente del Teatro Regio di Torino e Michele Emiliano, sindaco di Bari. In entrambe le città un preciso piano di valorizzazione della cultura ha dato risultati importanti, di incommensurabile valore in termini di prestigio e risonanza. Straordinario poi il ruolo del teatro d'opera nella diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo, ha notato Maurizio Melani, dirigente del Ministero Affari Esteri. L'opera come forma d'arte del futuro per la compresenza di molte discipline- da un pensiero di Philip Glass - è stato il fulcro di partenza per l'intervento di Sandro Cappelletto "In un paese in cui quasi tutto arriva in ritardo, dai treni ai certificati - tutti gli spettacoli programmati, nonostante le difficoltà, sono stati realizzati puntualmente. E la formazione dei giovani e di un nuovo pubblico è stata svolta dalle singoli istituzioni concertistiche e didattiche nonostante il disinteresse del governo ad un vero piano complessivo." In salute quindi per una crescente richiesta del pubblico ma priva di strumenti concreti e adeguati la politica per lo spettacolo dal vivo. Bruno Cagli ricorda la produttività dei teatri esteri e Lanza Tomasi ritiene che il problema sia soprattutto legislativo. Ma forse il maggior problema è la delegittimazione sociale: in definitiva una maggior conoscenza dei complessi processi produttivi, già acquisita dal largo pubblico per quanto riguarda televisione e cinema gioverebbe al nostro settore, perché -citando Flaubert-"è vero che le perle brillano ma la collana la fa il filo". (Carla Di Lena)
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