Cantare la paura
Novara: il 3 dicembre debutta l'opera di Sciortino da De Roberto
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classica
Un racconto di Federico De Roberto è all'origine di una nuova opera lirica. Identico il titolo, La Paura, un atto unico di cui è autore Orazio Sciortino, su libretto di Alberto Mattioli e dello stesso Sciortino. La prima il 3 dicembre al Teatro Carlo Coccia di Novara, sul podio il compositore, mentre la regia è firmata da Simona Marchini. L'organico è di tredici strumentisti, come si conviene a un'opera da camera, mentre quattro sono le voci, due tenori, un baritono e un basso. Più il coro e quattro comparse recitanti, che rapprentano la truppa costretta in trincea durante la Prima Guerra Mondiale. La situazione è analoga a quella raccontata da Ermanno Olmi in Torneranno i prati, claustrofobica, isolata dalle pareti di legno e terriccio, mentre fuori c'è l'inferno. Il tenente Alfani, il protagonista, è rimasto senza ordini e può solo attendere gli eventi perché ad apertura di sipario c'è una sorta di tregua apparente, con gli austriaci rintanati a cinquecento metri. Quando costoro sono sostituiti da rincalzi boemi, le ostilità riprendono. Ogni soldato italiano, che tenta di raggiungere il posto di vedetta, viene immancabilmete colpito a morte. Cadono tutti uno dopo l'altro. Tanto che l'ultimo di loro, l'unico insieme col tenente a parlare italiano (gli altri si esprimono nei loro dialetti) piuttosto che fare quella fine si uccide. L'opera è strutturata come un'unica arcata formale, ha spiegato Sciortino, ma è suddivisa in sezioni caratterizzate dalle battute tra il tenente e il soldato di turno. Nel succedersi di queste sezioni, a cambiare non è la situazione scenica, ma il contesto timbrico che delinea via via le diverse percezioni della paura. A caratterizzarle contribuisce la scrittura strumentale che fa da contrappunto al silenzio di ciascuno, di fronte all'ineluttabilità del suo destino.
s.j.
s.j.