Luc Bondy (1948 - 2015)

Il regista si è spento il 28 novembre a Zurigo dopo una lunga malattia

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Stava preparando una nuova produzione dell' "Otello" di William Shakespeare per l'Odéon-Théâtre de l'Europe, il teatro parigino di cui era stato nominato direttore nel 2012. Spirito autenticamente europeo, Luc Bondy proveniva da una famiglia di teatranti e intellettuali ebrei della Mitteleuropa. Il nonno Fritz aveva diretto il Teatro di Praga mentre il padre, giornalista, aveva trovato rifugio dalla furia nazista a Zurigo. Nella città svizzera Luc nasce nel 1948, anche se in Francia trascorre gran parte di infanzia e adolescenza. Abbandonata la scuola prima di conseguire la maturità, è nella scuola di Jacques Lecoq il luogo di iniziazione al teatro. Poco più che ventenne lascia la Francia per la Germania, dove nel 1971 debutta come regista fino alla consacrazione con la prima assoluta a Norimberga de "La libertà di Brema" di Rainer Werner Fassbinder e più tardi con la nomina nel 1985 alla direzione della prestigiosa Schaubühne di Berlino succedendo a Peter Stein. Il suo debutto nell'opera avviene qualche anno dopo, nel 1977 con la regia di "Lulu" a Amburgo seguita nel 1981 da "Wozzeck" nello stesso teatro. Benché anche in questo genere possa vantare un curriculum molto prestigioso, le sue regie liriche sono state spesso oggetto di critica per lo stile scarno e poco condiscendente nei confronti di una certa radicata tradizione. Gli viene riconosciuta però una grande capacità di direzione attoriale anche nell'opera. Importante soprattutto la fruttuosa collaborazione con il compositore belga Philippe Boesmans, di cui porterà in scena "La Ronde" da Schnitzler (Bruxelles, 1993), "Wintermärchen" da Shakespeare (Bruxelles, 1999), "Julie" da Strindberg (Bruxelles, 2005) et " Yvonne princesse de Bourgogne" da Gombrowicz (Paris, 2009) oltre alla versione riorchestrata della "Incoronazione di Poppea" di Monteverdi. La nomina a direttore delle prestigiose Wiener Festwochen dal 2003 al 2013 è una ulteriore conferma del prestigio di cui gode. In Italia si ricordano particolarmente la cupa "Salome" con una sensuale Catherine Malfitano vista al Maggio Musicale Fiorentino nel 1994 ma soprattutto l' "Idomeneo" scaligero, che Bondy allestì in gran fretta chiamato dal neo-nominato sovrintendente Stéphane Lissner per tamponare la crisi seguita alle tempestose dimissioni di Riccardo Muti nel 2004. Più di recente, ancora alla Scala si erano visti la sua "Tosca" (coprodotta con Monaco di Baviera e New York, dove lo spettacolo era stato contestato nel 2009 dai nostalgici del rottamato spettacolo di Franco Zeffirelli) e un "Rigoletto" del 2012 coprodotto con le Wiener Festwochen ma già sostituito dal vecchio spettacolo di Gilbert Deflo nella ripresa dell'opera verdiana del prossimo febbraio. Fra gli impegni futuri che non vedranno la luce c'è la regia dell'opera "Finale di partita" di György Kurtág prodotta dal Festival di Salisburgo e attesa anche alla Scala.

Stefano Nardelli

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