Campane 3.0

Ultimo atto dal Festival Oude Muziek di Utrecht

Recensione
classica
Un Minuetto di Veracini allo scoccare di ogni ora, seguito dal Laudamus te dal Gloria di Vivaldi al quarto d’ora, l’Andante di una sonata di Galuppi alla mezz’ora, e Si dolce è il tormento di Monteverdi ai tre quarti. Così suonava il Carillon della Torre del Duomo di Utrecht durante il festival di musica antica intitolato La Serenissima, e continuerà fino a metà dicembre quando i meccanismi del suo grande cilindro rotante saranno programmati per suonare automaticamente nuove melodie.

Ma il contributo più importante dato dal celebre idiofono a percussione progettato e costruito dai fratelli Hemony nel 1664 è stato quello dei concerti realizzati dalla carrilloneur della città, Malgosia Fiebig, e da alcuni suoi colleghi attivi in altre municipalità dei Paesi Bassi e del Belgio. È stata questa organista di origine polacca che ha dato avvio ufficiale al Festival Oude Muziek scampanando la Toccata dell’Orfeo di Monteverdì il 26 agosto, proseguendo poi con altre trascrizioni per carillon dei Gabrieli e di Marini, Cavalli e Vivaldi. Nei giorni seguenti altri concerti campanari hanno celebrato le musiche dei maestri attivi in Veneto, da Willaert a Paradies, con una ricorrente presenza vivaldiana. Poi nello sprint del fine settimana conclusivo del Festival, al compositore veneziano per eccellenza è stato dedicato l’unico concerto monografico, quello della Fiebig che ha eseguito un adattamento integrale delle Quattro stagioni. Uno dei luoghi migliori per ascoltare questi concerti all’aria aperta era il Flora’s Hof, il piccolo giardino vicino alla Torre, ma nei due sabati compresi nel calendario del Festival, il pubblico più interessato ha potuto accedere alla camera acustica della torre campanaria e salire la scala a chiocciola per entrare nel piccola baita che sovrasta le campane più grandi, e vedere come si suona il carillon, con la sua tastiera a bastoni e la sua pedaliera. All’interno il suono percussivo dei suoi meccanismi costitutivi anticipa il rintocco delle campane, perché i tasti vengono pigiati con le mani chiuse a pugno, e si sente meno il frastornante volteggiare degli armonici che si rincorrono.



Alla base della Torre del Duomo c’è una pietra con inciso il nome del mastro campanaro Jacob van Eyck, noto nel resto d’Europa più per la sua antologia di musica flautistica che per le sue doti di carrilloneur, che qui a Utrecht invece vengono ricordate con un’enfasi leggendaria. Il primo suonatore di campane “professionale” era famoso per il suo talento musicale e per la sua capacità di accordare le campane. In alcuni poemi e nelle cronache della prima metà del Seicento è descritto l’incanto del suono del suo flauto che si levava dal giardino che circondava la chiesa di San Giovanni, e nelle stesse si racconta come nel giorno della sua morte, avvenuta nel 1657, tutte le campane delle chiese di Utrecht avessero suonato per tre ore consecutive.

Thiemo Wind ha curato l’edizione moderna della sua raccolta Der Fluyten Lust-hof (Il flauto del giardino della delizia) e ha consacrato la sua tesi di dottorato all’Orfeo di Utrecht, pubblicando uno studio approfondito sul musicista olandese. Durante il Festival ne ha fatto un ritratto narrato nel corso di una passeggiata nel centro della città che ha toccato i luoghi nei quali Jacob van Eyck aveva vissuto e operato. Originario di Heusden, di famiglia nobile e cieco dalla nascita, era noto anche a Cartesio e Mersenne, e alla sua musica e alla sua figura è stata dedicata la anteprima di una performance che si è svolta nell’ultimo giorno di Oude Muziek, il 4 agosto, come contributo alle manifestazioni della penultima Domenica Culturale del 2016.

Partendo dalla materia della varietà di musiche contenute nella antologia del flautista/carrilloneur, immaginato come una sorta di dj del XVII secolo, Erik Bosgraaf, virtuoso del flauto dolce con un passato rock, Arjen de Vreede, noto come DJ DNA, e Jorrit Tamminga, laptop artist, compositore di musica elettronica e figlio di carrilloneur, hanno trasformato la Grande Sala del Tivoli Vredenburg in un luogo fuori dal tempo, annullando le distanze fra epoche storiche e generi musicali. La versione completa di JACOB 3.0 si è poi svolta la domenica seguente, all’interno della Settimana Musicale Gaudeamus, nel Kytopia sulla Oudergracht, l’edificio dove riposa van Eyck che un tempo era la Weeskeerk (Chiesa degli orfani), poi divenuto lo storico tempio del pop Tivoli, ed ora luogo di sperimentazione e incontro fra differenti linguaggi artistici.

Finito il Festival di Musica Antica, nelle sale del Tivoli Vredenburg, di Kytopia e nella Chiesa di San Pietro è infatti arrivata una ventata di musica contemporanea, ma dalla Torre del Duomo si sentono ancora le melodie veneziane. Tutto questo è Utrecht.

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