Una Festa in Piazza del Duomo

Milano: Chailly, Argerich e Filarmonica della Scala

Recensione
classica
Marta Argerich, Riccardo Chailly e la Filarmonica della Scala hanno fatto festa in piazza del Duomo, regalando un bel concerto ai milanesi, che sicuramentre contribuirà a rafforzare il rapporto fra l'orchestra e la città. Con beneficio reciproco. È in questa prospettiva che va ricordata la serata che ha raccolto almeno quarantamila persone ad ascoltare L'Apprenti sorcier di Dukas, la suite dall'Uccello di fuoco di Stravinskij, il Concerto per pianoforte e il Bolero di Ravel. E come bis un brano dalla Strada di Nino Rota. Il risultato acustico passa in second'ordine, anche se l'amplificazione ha finito per dare l'impressione di un gigantesco impianto stereo con un esasperato effetto-presenza. Per di più c'era quasi un microfono per strumento, a distanza di pochi centimetri, senza calibarazione di sensibilità, sicché l'oboe o il flauto o i pizzicati dei violini avevano impatti sonori spropositati. Insomma la differenza fra delicatezza e violenza sonora è risultata quasi inesistente. Ciò non toglie che Marta Argerich è risultata a proprio agio anche di fronte a quella folla immensa, facendo immaginare cosa sarebbe stata la sua lettura in una sala da concerto. Ma in piazza la musica la si ascolta così com'è, con ogni tanto un cigolio di un tram che passa nelle vicinanze, il vicino che parlotta, insomma è musica immersa nella vita quotidiana. Ed è questo in fondo il vero scopo della gioiosa serata, ormai divenuta una tradizione della Filarmonica. Com'è immaginabile grandissimo successo per la manifestazione, con tempi strettissimi fra un brano e l'altro, dettati dalle esigenze della diretta su Rai 5.

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