Il ceto medio
Le provocazioni di Cattelan
Recensione
classica
Che un magazine di musica si occupi di arte visiva può apparire irrituale; d’altro canto il blog, almeno per me – e spero per i lettori – è un divertimento, nel senso più strettamente etimologico di “deviazione da una traccia data”.
Parlo di Maurizio Cattelan e dell’ennesimo suo intervento pubblico, contestato e forse ritirato. È una installazione marmorea (o, sia detto meno solennemente, di una scultura) raffigurante una mano con quattro dita mozzate e un dito alzato; naturalmente il medio. Il luogo è la piazza antistante al Palazzo della Borsa di Milano.
Cattelan è un artista intelligente e talvolta davvero creativo, il quale ha costruito la sua immagine sulla provocazione e sul paradosso. Che nell’arte costituiscono strumenti formidabili quando siano valori aggiunti, ma che – se lasciati soli a connotare l’opera – sanno un po’ di furbata e a lungo andare hanno un sapore stantio. Però riescono ancora a scatenare un meccanismo elementare: da una parte lo scandalizzato sdegno dei bigotti e dall’altra, ça va sans dire, la difesa a oltranza, nel nome dell’anticonformismo e della eroica libertà di pensiero. Entrambe le posizioni sono del tutto estranee ad una valutazione estetica dell’opera. L’assessore alla cultura al comune di Milano ha spiegato – con generosità encomiabile – che il famigerato dito medio “non è gesto irriverente, ma una mano a cui sono state mozzate quattro dita. La mano rappresenta il saluto nazista”. A me, più prosaicamente, rischia di ricordare un Mitoraj venuto male. Il che, trattandosi di Cattelan, è un bel contrappasso.
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