Manca poco, e la venticinquesima edizione dei Seminari Estivi Nuoro Jazz prenderà il via. Dal 21 al 31 agosto, per dieci giorni, un centinaio di ragazzi provenienti da tutta Italia, affiancati da un nutrito gruppo di docenti, vivranno l'esperienza del suonare e fare musica assieme. Giornate intense, scandite da lezioni, musica d'insieme e masterclass (per 8 ore al giorno, nelle aule della Scuola Civica di Musica della città), per poi ritrovarsi la sera ai concerti della rassegna Nu-Jazz, consumando le ore piccole della notte alle jam del jazz club...
Paolo Fresu, Roberto Cipelli, Ettore Fioravanti, Attilio Zanchi, Tino Tracanna, Maria Pia De Vito, Bruno Tommaso, Tomaso Lama, Riccardo Parrucci, Elisabetta Antonini, Giovanni Agostino Frassetto, Corrado Guarino, Marcella Carboni, Luca Bragalini, Elena Vicini, Ada Grifoni, Pino Ninfa (la foto sopra è opera del suo workshop di fotografia) e Luigi Onori: sono loro i docenti di questi primi 25 anni ai Seminari estivi di Nuoro.
Fondati nel 1989 per iniziativa della cantante nuorese Antonietta Chironi (allora presidente dell'Ente Musicale Nuoro) e da Paolo Fresu, i Seminari Estivi Nuoro Jazz sono oggi a un traguardo importante - un quarto di secolo! - e a una svolta storica: Paolo Fresu lascia. Il 2013 sarà infatti il suo ultimo anno ai seminari, come docente e come direttore artistico. Dal 2014 si ripartirà con nuovi insegnanti, e solo qualcuno della vecchia guardia rimarrà. Roberto Cipelli, futuro direttore artistico, garantirà il passaggio fra il vecchio e il nuovo Nuoro Jazz.
Si chiude così un pezzo di storia che ha visto passare dalla città barbaricina circa tremila studenti, e ospitato star del jazz internazionale. Molti allievi sono tornati in veste di musicisti professionisti, e citarne solo alcuni farebbe torto agli altri: sono davvero tanti i giovani musicisti - sardi e non - che ai seminari hanno avuto occasioni per crescere musicalmente. Fra le "promesse" più recenti, ne ricordiamo solo una: il sassofonista Elias Lapia, 17 anni di Nuoro, tra i premiati all'edizione 2013 del Massimo Urbani.
Così, tra un concerto e l'altro, Paolo Fresu ci racconta questa lunga esperienza. Una storia legata a Nuoro. Che sa di jazz e di Sardegna.
Innanzitutto, perché lasciare?
«Perché 25 anni sono un quarto di secolo! Ora è bene cambiare, aprire una finestra. Perché può esserci un'altra idea di musica ed è giusto che gli studenti a Nuoro possano conoscere un altro pensiero».
Una scelta sofferta?
«Non hai idea di quanto mi costi!»
Come l'hanno presa i tuoi colleghi?
«È inutile dire che siano tutti contenti, perché non è così. 25 anni sono un pezzo di storia vissuta assieme. Ognuno di noi a Nuoro ha portato la propria esperienza, amore per la musica, voglia di fare... Qui siamo cresciuti assieme. Ci sentiamo tutti un po' nuoresi! Ora però è il momento di lasciare ad altri l'opportunità di ri-arredare lo spazio. Sono convinto che questa scelta onesta e coraggiosa porterà il seminario molto più avanti. Io e i miei colleghi abbiamo seminato per 25 anni. Ora spetta a qualcun altro farlo».
Quali saranno i nuovi docenti?
«Marco Tamburini tromba, Emanuele Cisi sassofono, Dado Moroni pianoforte, Bebo Ferra chitarra, Stefano Bagnoli batteria, Paolino Dalla Porta contrabbasso, Cinzia Spata e Francesca Corrias voce. Dei vecchi docenti rimarrano Marcella Carboni e Giovanni Agostino Frassetto perché, didatticamente, la Sardegna continui a esprimersi. A Roberto Cipelli passerò invece la direzione artistica».
Perché Roberto Cipelli? «Con Roberto c'è una sintonia totale: dal punto di vista del pensiero musicale e umano. Il Quintetto è nato con me e Roberto nel '84. È la persona più adatta a garantire il passaggio di testimone. Insieme abbiamo scelto i nuovi docenti che potranno garantire una certa idea di seminario».
Un'idea diversa? «Nuoro Jazz è innanzitutto un luogo d'incontro. Per dieci giorni si lavora molto secondo una filosofia dello stare assieme e del suonare assieme. Credo che la forza e il successo dei seminari stia in questa "scelta di stile". Vorrei che i nuovi docenti continuassero con questo spirito ma con una lettura diversa».
Come nacquero i seminari di Nuoro? «Nel 1988 Antonietta Chironi (grande cantante lirica nuorese, una delle prime voci che, insieme con Maria Carta, ha riflettuto sul rapporto tra musica classica e musica tradizionale sarda), allora Presidente dell'Ente Musicale Nuoro, mi chiese di organizzare qualcosa in città. Io accettai però dissi "Non un concerto, che senso ha? Proviamo a fare qualcosa che duri nel tempo". Il primo seminario si svolse nel '89. Docenti eravamo noi del Quintetto: io, Roberto, Tino, Attilio e Ettore. E pochi allievi. Uno dei primi fu Gavino Murgia, che suonava il sassofono da pochissimo. Ora gli iscritti sono più di cento! Subito ci fu la richiesta di una voce, quindi Maria Pia De Vito. Poi Tomaso Lama, Bruno Tommaso... Il seminario si è costantemente arricchito d'idee e iniziative: nuovi corsi, masterclass, concerti... Oggi Nuoro Jazz è di fatto un festival - Nu-Jazz - di una quindicina di concerti».
Ci sono poi le borse di studio...
«Che assegniamo alla fine di ogni edizione [iscrizione gratuita ai seminari per l'anno successivo] e un premio speciale, istituito sei anni fa. A un gruppo di migliori allievi - quintetto, sestetto... - viene dato un gettone di diverse migliaia di euro, da gestire durante l'anno, per lavorare a un progetto da presentare nell'ambito di Nu-Jazz dell'edizione successiva. Dopodiché, del progetto viene prodotto un disco. Il gruppo deve darsi un nome, fare un servizio fotografico, scrivere della musica, trovare ingaggi... Alcuni glieli procuriamo noi - al festival di Berchidda, ad esempio. Diamo quindi loro l'opportunità di crescere, lavorando assieme, condividendo viaggi e imparando a gestire un borsellino economico. Tutti aspetti che fanno parte della professione "Musicista"».
Parlaci delle masterclass...
«Ogni anno un musicista di livello internazionale viene per tre giorni ai seminari, per raccontare la sua vita. Per parlare della propria idea di musica, delle proprie esperienze musicali... e per suonare, evidentemente!».
Qualche nome? «Il primo ospite è stato Dave Liebman. Poi sono venuti Steve Lacy, Sheila Jordan, John Abercrombie, Miroslav Vitous, Enrico Rava, Uri Caine, David Linx, Airto Moreira, John Surman, John Taylor, Arild Andersen... Quest'anno ci sarà il batterista Jim Black».
E poi la giornata dedicata alla musica tradizionale sarda... «Trovandoci su un'isola come la Sardegna, terra del Mediterraneo tra le più ricche di tradizioni e musica, non potevamo non interrogarci sul rapporto tra jazz e musica tradizionale. Alcune delle prime sperimentazioni tra jazz e musica popolare sono state fatte proprio in Sardegna, agli inizi degli anni Ottanta».
Le master più importanti?
«Quelle con il Maestro delle launeddas Luigi Lai, i gruppi a tenore e le confraternite di Santulussurgiu e Orosei, la cantante Elena Ledda, il suonatore di organetto Totore Chessa, passando per i crossover Paolo Angeli, Gavino Murgia e Riccardo Lay e i poeti improvvisatori "in limba"... Credo sia importante far conoscere agli allievi che non sono sardi - ormai i più! - lo stretto rapporto tra musica tradizionale e improvvisazione. Non a caso queste master si tengono nella sede dell'Istituto Etnografico della Sardegna. In una città come Nuoro, culla della musica tradizionale sarda».
Da 25 anni Nuoro Jazz è un appuntamento vissuto anche dai Nuoresi...
«Sempre legato al territorio e attento alle realtà. Penso ai concerti nel Carcere Badu 'e Carros di Nuoro - quest'anno sarò in duo con Roberto Cipelli - a quelli nell'Ospedale San Francesco, ai concerti del Nu-Jazz ospitati nel cortile di Casa Deledda e nei paesi di Oliena, Posada, Onanì, Lula, Bitti e Orosei... e al jazz club, che ogni sera ospita le jam dei ragazzi fino a notte fonda. E penso al saggio finale - seguito da migliaia di persone! - che la città vive come una sorta di festa. Saggi finali folli, speciali, che abbiamo portato nei posti più impensati: dai treni in corsa ai concerti sull'acqua... Abbiamo suonato sugli alberi e andando, come pellegrini... E per i minatori del Sulcis, nel 2012. Un gesto di solidarietà, simbolico.
Se oggi andiamo via con un leggero magone è per tutti questi ricordi. Affiatamento, fiducia, passione, dedizione da parte dei colleghi... Solo così è stato possibile superare i momenti di difficoltà economiche».
Cosa hai pensato per questa edizione speciale?
«Per la n. 25 abbiamo pensato a diverse produzioni originali. Due in particolare: "I Migranti", scritta da Bruno Tommaso, che coinvolgerà i vecchi insegnanti (26 agosto, Teatro Eliseo) e "Anno Zero", scritta dai nuovi (il 30, Casa Deledda)».
Vecchi e nuovi docenti s'incontreranno?
«Negli ultimi due giorni del seminario. Non solo per il progetto che li vede protagonisti, ma soprattutto per stare con noi, per respirare quest'atmosfera e per seguire il saggio. Sarà il nostro benvenuto e il modo di consegnare loro il testimone».
La tentazione di tornare nei prossimi anni?
«Sono ben consapevole del mio ruolo nella politica culturale della Sardegna. Qualora dovesse esserci un problema io ci sarò. Sarei altrimenti un padre snaturato!».